Euroclear verso causa a Ue contro sequestro beni russi congelati, società finanziaria belga detiene $200mld appartenenti a Banca Centrale Russa
La CEO di Euroclear, Valérie Urbain, ha dichiarato che la società potrebbe fare causa all’UE qualora Bruxelles tentasse di procedere con la confisca diretta dei fondi sovrani russi. Euroclear, che gestisce ogni anno circa 46mila miliardi di dollari in titoli per istituzioni finanziarie globali, detiene attualmente 200 miliardi dei 300 miliardi congelati in Occidente dopo l’escalation del conflitto nel 2022
Euroclear, il colosso belga che custodisce la maggior parte degli asset finanziari bloccati dopo l’inizio della guerra in Ucraina, minaccia ora di portare la Commissione europea in tribunale facendole causa. Al centro del conflitto legale ci sono circa 200 miliardi di dollari appartenenti alla Banca Centrale russa. Bruxelles vorrebbe utilizzarli per sostenere Kiev, alle prese con un deficit esplosivo. Ma il Belgio e la stessa Euroclear frenano, denunciando rischi legali enormi.
Euroclear verso causa a Ue contro sequestro beni russi congelati, società belga detiene $200mld appartenenti a Banca Centrale Russa
Il blocco europeo sta infatti cercando affannosamente nuovi canali di finanziamento per l’Ucraina, che nel 2025 dovrà confrontarsi con un deficit di bilancio stimato in 50 miliardi di dollari. Ed è proprio in questo contesto che la camera di compensazione belga ha lanciato un avvertimento senza precedenti.
In un’intervista pubblicata da Le Monde, la CEO di Euroclear - fondata nel 1968 come costola di J.P. Morgan & Co. per regolare le transazioni sul mercato delle eurobbligazioni, allora in via di sviluppo- , Valérie Urbain, ha dichiarato che la società potrebbe fare causa all’UE qualora Bruxelles tentasse di procedere con la confisca diretta dei fondi sovrani russi. Euroclear, che gestisce ogni anno circa 46.000 miliardi di dollari in titoli per istituzioni finanziarie globali, detiene attualmente 200 miliardi dei 300 miliardi congelati in Occidente dopo l’escalation del conflitto nel 2022.
Urbain ha ribadito che qualsiasi azione assimilabile a una confisca sarebbe illegale, spiegando che l’azienda è pronta a difendersi: “Ci sono delle leggi. A seconda del quadro giuridico, decideremo cosa possiamo e vogliamo dover fare”, ha affermato.
Un contenzioso giudiziario, ha poi aggiunto, “non è fuori discussione”.
La manager ha infine sottolineato che “La cosa più importante per Euroclear è la credibilità e la fiducia… Siamo un anello cruciale che deve rimanere infallibile per la stabilità dei mercati finanziari.”
La tensione cresce anche sul fronte politico. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen continua a spingere per utilizzare i beni russi congelati come garanzia per un maxiprestito da 140 miliardi di euro destinato a Kiev. Un’operazione che però incontra la forte resistenza del Belgio, preoccupato che i rischi legali e finanziari non vengano condivisi equamente tra gli Stati membri.
Bruxelles ha già forzato la mano riclassificando gli interessi maturati sui fondi congelati come “profitti inattesi”, da destinare in parte al sostegno dell’Ucraina. Una scelta che, secondo molti esperti, ha già portato al limite le interpretazioni giuridiche consentite.
Nel frattempo, autorevoli analisi dell’Economist e del Financial Times avvertono che gli alleati occidentali non sarebbero più in grado di sostenere finanziariamente Kiev senza attingere ai patrimoni russi congelati.
Sul fronte internazionale, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha ribadito la posizione di Mosca, sostenendo che non esiste “nessun modo legale” per l’Occidente di procedere alla confisca dei beni russi. E ha avvertito che qualsiasi esproprio sarebbe considerato un furto in piena regola, capace di distruggere la fiducia dei Paesi terzi nelle istituzioni finanziarie europee.
La situazione economica ucraina si fa sempre più drammatica. Kiev non è riuscita finora a ottenere un nuovo prestito dal Fondo Monetario Internazionale, anche a causa del grande scandalo di corruzione scoperto di recente. Secondo i dati del KSE Institute, il bilancio del Paese registra un buco di 53 miliardi di dollari all’anno, che si prevede dovrà essere colmato quasi interamente dai finanziatori occidentali.