Israele, 25 Paesi fornirono 21,2mln ton petrolio durante genocidio Gaza: 70% da Azerbaijan e Kazakistan; Russia, Grecia e Usa maggiori esportatori
Rapporto Oil Change: 25 Paesi hanno inviato 21,2 milioni di tonnellate di petrolio a Israele durante Gaza, implicandosi nel genocidio con forniture di jet-fuel
Il report "Behind the Barrel" di Oil Change International ha accusato di aiuto al genocidio israeliano a Gaza 25 Paesi di tutto il mondo, che hanno fornito 21,2 milioni di tonnellate di petrolio e carburanti raffinati a Tel Aviv dal 2023 al 2025. Il 70% di questa quota è pervenuta da Azerbaijan e Kazakistan. Tra i maggiori esportatori di combustibili fossili verso Israele, invece, spiccano Russia, Grecia e Stati Uniti.
Israele, 25 Paesi fornirono 21,2mln ton petrolio durante genocidio Gaza: 70% da Azerbaijan e Kazakistan; Russia, Grecia e Usa maggiori esportatori
Un nuovo rapporto di Oil Change International, pubblicato il 13 novembre 2025 durante la conferenza sul clima Cop30 in Brasile, accusa 25 Paesi di aver fornito petrolio greggio e carburanti raffinati a Israele durante il genocidio a Gaza, definendo tale sostegno come “complicità nel genocidio”. Il rapporto, intitolato “Behind the Barrel”, analizza i flussi globali di energia che, secondo gli autori, alimentano direttamente le operazioni militari israeliane sulla Striscia di Gaza.
Secondo i dati raccolti, tra il 1° novembre 2023 e il 1° ottobre 2025 sono state effettuate 323 spedizioni di greggio e prodotti raffinati verso Israele, per un totale di 21,2 milioni di tonnellate. Di queste, circa 17,9 milioni di tonnellate erano petrolio greggio: il 70% proveniva da Azerbaijan e Kazakistan, secondo il rapporto.
Per quanto riguarda i carburanti raffinati, i maggiori esportatori verso Israele risultano Russia, Grecia e Stati Uniti. In particolare, gli Usa sono l’unico Paese che ha fornito JP-8, il combustibile usato dagli aerei da combattimento israeliani.
Oil Change International ha commissionato la ricerca alla società Data Desk, che ha tracciato i percorsi di questi rifornimenti. L’organizzazione definisce questi flussi energetici “un sistema fossile che alimenta non solo la crisi climatica, ma anche la guerra, l’occupazione e il genocidio”.
Nel rapporto vengono sollevate anche implicazioni legali: secondo esperti, gli Stati fornitori potrebbero essere complici di crimini internazionali. “I governi hanno permesso che i rifornimenti continuassero anche quando era ormai chiaro che Israele stava commettendo atrocità”, ha dichiarato Shady Khalil di Oil Change International.
Irene Pietropaoli, giurista esperta di diritto internazionale, ha avvertito che questi Paesi potrebbero essere esposti a responsabilità ai sensi della Convenzione sul genocidio. Nel rapporto si chiede che gli Stati coinvolti riconoscano il proprio ruolo e cessino immediatamente ogni fornitura di combustibili a Israele.