Gaza, domani voto Onu su "forza multinazionale di stabilizzazione": Mosca propone soluzione a 2 Stati, Ben-Gvir insiste: "Palestinesi non esistono"
All'indomani della presentazione al Consiglio di Sicurezza Onu della bozza risolutiva per la Striscia proposta dalla Russia, i ministri dell'ultra destra israeliana Ben-Gvir e Smotrich chiedono a Netanyahu il rilascio di una dichiarazione pubblica con cui smentire definitivamente, da parte israeliana, le speranze di uno Stato Palestinese
C'è attesa per la risoluzione all'Onu sul piano di "pace" proposto dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il voto delle Nazioni Unite su una bozza risolutiva degli Stati Uniti per approvare il piano del tycoon è previsto per domani 17 novembre, in significativa concomitanza con la presentazione, da parte di Mosca, di una sua risoluzione alternativa creata sulla falsa riga di quella statunitense ma dal contenuto opposto.
Gaza, domani voto Onu su "forza multinazionale di stabilizzazione": Mosca propone soluzione a 2 Stati, Ben-Gvir insiste: "Palestinesi non esistono"
Lunedì 17 novembre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà per un voto decisivo: quello sul piano di "pace" proposto dal Presidente Usa Donald Trump sul versante mediorientale e la situazione tuttora precaria nella Striscia. Le negoziazioni tra Onu e amministrazione Usa sono partite già la settimana scorsa sulla potenziale approvazione di un testo che approverebbe l'accordo dettato dal tycoon e prevederebbe, nel dettaglio, un "comitato per la pace" fino alla fine di dicembre 2027. Comitato evidentemente presieduto dallo stesso Trump, che autorizza l'invio di una "forza internazionale di stabilizzazione" a cui già da tempo ci si sta preparando. I negoziati per la cosiddetta Fase 2 dell'accordo di "pace" di Trump sono iniziati già da qualche tempo, segnati soprattutto dagli ultimi colloqui a Gerusalemme tra il premier israeliano Netanyahu e il genero di Trump Jared Kushner. Eppure, nonostante paesi come Egitto, Turchia e Stati Uniti (i firmatari degli accordi) stiano scalpitando per un'approvazione rapida del piano da parte dell'Onu, parallelamente Mosca si è inserita nella questione con un suo piano collaterale.
Un piano "fastidioso" nel senso che "getta discordia" così come l'ha definito Washington, perché non solo si presenta come valida alternativa ai progetti coordinati di Trump-Netanyahu, ma mette sul tavolo delle trattative richieste "scomode", a partire dalla non smilitarizzazione della Striscia, fino al rifiuto della permanenza israeliana oltre la Linea Gialla. Ma soprattutto, la richiesta di una soluzione a due Stati, quella da sempre rigettata tanto da Tel Aviv quanto da Washington. Da quanto comunicato dal Ministero degli Affari Esteri russo, Putin avrebbe avuto col premier Netanyahu un recente e "approfondito scambio di opinioni sulla situazione in Medio Oriente". Durante il colloquio telefonico, i due avrebbero anche parlato di "programma nucleare iraniano e (...) stabilizzazione in Siria", ma c'è un punto su cui le due parti scricchiolano, e cioè la proposta russa della soluzione a due Stati. Un pressing che ha spaventato i due ministri dell'ultra destra israeliana, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich che, con insistenza, hanno chiesto a Netanyahu di rilasciare una dichiarazione pubblica con cui chiarire una volta per tutte che Israele non accetterà mai la creazione di uno Stato Palestinese.
Dal canto suo, il ministro della Sicurezza Ben-Gvir è intervenuto con le solite tesi negazioniste e fuorvianti: "Non esiste un "popolo palestinese". Questa è un'invenzione priva di fondamento storico, archeologico o fattuale" ha scritto in un post social. "L'insieme di immigrati dai paesi arabi in Terra d'Israele non costituiscono un popolo. (...) L'unica vera soluzione a Gaza è incoraggiare l'emigrazione" che - tradotto - coincide con la deportazione forzata. Più diretta è stata la reprimenda del ministro delle Finanze Smotrich verso Netanyahu: "Due mesi fa, subito dopo l'annuncio da parte di diversi Paesi del riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese, lei si è impegnato a rispondere alla questione con decisione (...). sono trascorsi due mesi in cui ha scelto il silenzio e la vergogna diplomatica (...). Formuli immediatamente una risposta adeguata e decisa che chiarisca al mondo intero: nessuno Stato palestinese sorgerà mai sulle terre della nostra Patria".