28 Ottobre 2025
Ministri finanze Ue Fonte: Imagoeconomica
I politici mentono. Spesso. I ministri delle finanze dell’Unione Europea mentono, sempre, ogni volta che subordinano la spesa pubblica al rapporto deficit/PIL.
Ogni volta che un ministro delle finanze dell’UE afferma di disporre di risorse limitate per l’obbligo del rispetto del parametro stabilito dall’Unione Europea del 3% tra deficit e PIL, mente sapendo di mentire.
Ogni volta che si esamina una legge di bilancio, ogni volta che si analizzano le politiche economiche dei singoli governi degli Stati dell’Unione Europea ci si imbatte infatti nel moloch del rapporto deficit/PIL a cui si obbedisce e ci si prostra come davanti a una divinità feroce e impietosa.
Il parametro del 3% è diventato il dogma fondativo dell’Unione Europea, il suo catechismo economico, lo strumento perfetto per traghettare l’UE verso il destino che le è stato assegnato fin dall’inizio: essere la più raffinata e la più riuscita creatura geopolitica del sistema di potere angloamericano.
Basterebbe leggere il “Diario europeo” di Altiero Spinelli per capire quanto Washington e Londra abbiano voluto, finanziato e plasmato la costruzione dell’UE, pezzo dopo pezzo. L’Unione Europea, non l’Europa.
La controfigura economica dell’Europa, l’UE, è diventata da subito il contenitore perfetto per amministrare i popoli europei per conto dell’impero angloamericano.
Se si osserva con attenzione l’UE si vede infatti in modo chiaro che è una scatola vuota, una grande illusione, fumo negli occhi dei popoli europei.
Per capirlo basta costatare la totale inadeguatezza della classe dirigente europea. Figure come Ursula von der Leyen, Kaja kallas, Valdis Dombrovskis, Roberta Metsola, Pina Picerno, Raffaele Fitto, ecc. sono del tutto inadatte e incapaci di svolgere il ruolo a cui sono preposte. Sono però addestrate a eseguire nel modo più veloce e diretto gli ordini dell’impero angloamericano. Ubbidiscono. Senza la minima esitazione. Docili come Chihuahua.
Da sempre le varie commissioni europee, con la loro burocrazia blindata, impongono limiti e restrizioni, riducono la sovranità degli Stati e trasferiscono potere reale a strutture non elette. Erodono progressivamente la sovranità dei singoli Stati. Von der Leyen&C. varano pacchetti di sanzioni alla Russia (sono arrivati a 19) senza per altro preoccuparsi di adottare la minima sanzione nei confronti di Israele. Impongono il sostegno perpetuo all’Ucraina e l’acquisto del gas liquefatto americano al posto del gas russo, più conveniente e performante, con il risultato di distruggere l’industria manifatturiera, soprattutto tedesca e italiana. Vorrebbero far pagare alla Russia i costi della ricostruzione dell’Ucraina mentre si guardano bene da applicare lo stesso approccio alla ricostruzione di Gaza. Impongono un’economia di guerra destinando, con il Piano Difesa UE, 6.800 miliardi in 10 anni agli armamenti, sottraendo fondi alla spesa pubblica essenziale per garantire istruzione, sanità, assistenza, welfare, ambiente, cultura, ecc.
La cartina di tornasole, che mostra in modo inequivocabile che L’UE non è funzionale al benessere dei popoli europei ma a garantire gli interessi delle élite finanziarie angloamericane, è però il “vincolo esterno” del rapporto deficit/PIL fissato al 3%. Una cifra ripetuta come un mantra, un versetto sacro del nuovo Vangelo economico: “Il deficit non deve superare il 3% del PIL.”
Lo ripetono premier, ministri, tecnocrati e giornalisti. Ma dove è scritto?
Da nessuna parte. Perché quella cifra è stata inventata. Non è stata elaborata, non è frutto di analisi e studi, non è stata discussa: è stata semplicemente inventata.Inventata una sera d’estate, il 9 giugno del 1981. L’ha raccontato Guy Abeille, economista del Ministero del Bilancio francese, in un’intervista a Le Parisien il 28 settembre 2012: “Il presidente Mitterrand voleva una regola semplice per il deficit. Un numero che suonasse bene, facile da comunicare ai giornalisti. Così, in una sera, ho inventato il 3%. Nessuna teoria economica. Solo un numero rotondo.”
“Un numero rotondo”, che poi è stato imposto anche all’Unione Europea.
Da quella trovata estemporanea è nata la più solida gabbia d’acciaio dell’era moderna: il Patto di stabilità, Maastricht, l’austerità, tagli, sacrifici.
Tutto per un numero senza fondamento scientifico, partorito per compiacere un presidente e far felici i giornalisti.
Se i popoli europei conoscessero la verità sul falso mito del 3% probabilmente le piazze si riempirebbero di folle che inneggiano all’insurrezione.
Quasi mezzo secolo dopo, Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, come tutti i loro predecessori, continuano a venerare lo stesso totem. Presentano la manovra da 16 miliardi ricordando a tutti che “il limite del 3% non si tocca”. Come se fosse la Santissima Trinità, non un numero a caso. Un numero che, come tutte le superstizioni, ha assunto il potere della fede: non si discute, si adora. E i politici europei si sono inginocchiati per ignoranza o per convenienza.
Così il 3% è diventato la formula magica e sacra che giustifica ogni rinuncia, ogni taglio, ogni “non si può fare” e “ce lo chiede l’Europa”. È la liturgia della nuova religione europeista, che trasforma l’obbedienza in virtù e l’austerità in salvezza. I popoli pagano e le élite si arricchiscono. E tutto, incredibilmente, è iniziato con un “numero rotondo” inventato una sera d’estate del 1981.
Di Marco Pozzi
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