Usa, dipendenti Paramount contro proprietario sionista Ellison: "Vuole allineare azienda a valori pro-Israele, complice genocidio Gaza"

Un gruppo di lavoratori Paramount contesta la linea filoisraeliana dell’azienda di Ellison e chiede pari spazio a voci palestinesi e critiche a Tel Aviv. Spopola già l'hashtag #BoycottEllison

I dipendenti di Paramount, da poco acquisita dall'imprenditore sionista David Ellison, hanno iniziato a protestare contro il cambio di guardia. Infatti, molto lavoratori hanno denunciato che Ellison vuole "allineare l'azienda ai valori pro-israeliani" e lo hanno accusato di "complicità nel genocidio di Gaza". Anche fra i cittadini statunitensi sta aumentando il malcontento nei confronti del magnate, tanto da vedere comparire già l'hashtag #BoycottEllison.

Usa, dipendenti Paramount contro proprietario sionista Ellison: "Vuole allineare azienda a valori pro-Israele, complice genocidio Gaza"

All’interno di Paramount Global, recentemente acquisita dal magnate David Ellison, cresce il dissenso. Un gruppo di circa 30 dipendenti, che si firma Paramount Employees of Conscience, ha inviato due lettere ai vertici della compagnia accusando l’azienda di allinearsi con il genocidio a Gaza e di censurare le voci palestinesi nei propri contenuti e nelle scelte editoriali.

La protesta nasce dopo che Paramount ha condannato il boicottaggio lanciato dal movimento Film Workers for Palestine (FWP), firmato da oltre 5000 attori e registi, tra cui Emma Stone, Joaquin Phoenix e Tilda Swinton. Il gruppo FWP invita a non collaborare con istituzioni cinematografiche israeliane “implicate nel genocidio e nell’apartheid contro il popolo palestinese”.

In risposta, Paramount aveva dichiarato che il boicottaggio “silenzia artisti individuali in base alla loro nazionalità”. Ma i dipendenti ribelli contestano questa lettura, definendola una distorsione intenzionale. Nella loro lettera scrivono: “Paramount sceglie di tacere mentre centinaia di giornalisti vengono uccisi a Gaza, ma condanna chi rifiuta di collaborare con istituzioni complici dei crimini di guerra”.

I lavoratori accusano inoltre l’azienda di programmare contenuti “a senso unico, citando documentari come We Will Dance Again e The Children of October 7, tutti incentrati su prospettive israeliane, mentre progetti premiati come No Other Land o It’s Bisan From Gaza and I’m Still Alive sarebbero stati ignorati.

Tra le richieste principali, la donazione di 1 milione di dollari al Palestine Children’s Relief Fund – per eguagliare la cifra devoluta nel 2023 a organizzazioni israeliane – e l’impegno a sostenere storie di autori palestinesi ebrei critici verso il governo israeliano.

Intanto, sui social network sta prendendo piede l’hashtag #BoycottEllison, utilizzato da attivisti e utenti per denunciare l'allineamento ideologico del nuovo proprietario di Paramount con le politiche israeliane. Il tag è già diventato virale su X e TikTok, dove molti utenti invitano a boicottare i prodotti e i contenuti del gruppo mediatico.

La direzione di Ellison, accusata di rafforzare un controllo mediatico filoisraeliano, non ha ancora risposto. Intanto, il fronte interno dei dipendenti di coscienza promette di continuare la pressione: “Rifiutiamo di vedere il nostro lavoro usato per giustificare la cancellazione di un intero popolo”.