Francia, ex premier Philippe prende le distanze da Macron: "Indica elezioni presidenziali anticipate, urge uscire da crisi politica"

"L’uscita dalla crisi – ha affermato Philippe– sta nelle mani del presidente". "Non faremo durare ciò che viviamo da sei mesi per altri 18 mesi, sarebbe troppo lungo", ha dichiarato, parlando di un "gioco politico desolante"

La crisi politica in Francia si aggrava, e con le dimissioni del premier Sébastien Lecornu, il presidente Emmanuel Macron appare sempre più solo. A segnare una svolta è l’uscita di scena, politica e simbolica, dell’ex alleato Edouard Philippe, già primo ministro tra il 2017 e il 2020 e ora leader del partito Horizons.

In un’intervista alla radio RTL, Philippe ha dichiarato apertamente di sostenere l’ipotesi di elezioni presidenziali anticipate: "Macron dovrebbe nominare un primo ministro con il compito di far approvare il bilancio, e una volta fatto questo, annunciare l’intenzione di indire elezioni presidenziali anticipate". "Ciò significa – ha aggiunto – che se ne andrà immediatamente dopo l’approvazione del bilancio".

Francia, ex premier Philippe prende le distanze da Macron: "Indica elezioni presidenziali anticipate, urge uscire da crisi politica"

Una proposta che, secondo Le Parisien, rappresenta una vera e propria “bomba politica”, tanto da far emergere profonde fratture nel centro politico francese.

Philippe sostiene che la via d’uscita dalla crisi sia una sola: "Uscire in modo ordinato e degno da una crisi politica che nuoce al Paese". "L’uscita dalla crisi – ha insistito – sta nelle mani del presidente". "Non faremo durare ciò che viviamo da sei mesi per altri 18 mesi, sarebbe troppo lungo", ha dichiarato, parlando di un "gioco politico desolante".

Secondo l’ex premier, un annuncio presidenziale anticipato per l’inizio del 2026: "Darebbe un po’ di visibilità a tutti" e faciliterebbe la nomina di un nuovo capo di governo in grado di: "Costruire e far adottare una manovra di bilancio" in vista delle prossime elezioni.

Le dichiarazioni di Philippe sono state riprese anche dal leader dell’estrema destra Jordan Bardella (Rassemblement National), che in un’intervista a BFM TV ha ribadito il suo appoggio allo scioglimento del Parlamento, seguito da elezioni anticipate – parlamentari o presidenziali.

Macron, il cui mandato dovrebbe durare fino al 2027, è ora sotto pressione anche da figure una volta vicine a lui. Dopo Philippe, anche un altro ex primo ministro, il centrista Gabriel Attal, ha criticato apertamente l’Eliseo, riferendosi alla gestione della crisi e alla richiesta fatta da Macron a Lecornu di prolungare i negoziati: "Come molti francesi, non capisco più le decisioni del presidenti".

Tuttavia, poche ore dopo, Attal ha anche preso le distanze dalla proposta di Philippe, affermando che un’elezione presidenziale anticipata: "Aggiungerebbe crisi alla crisi".

Secondo un sondaggio Elabe per BFM TV, il 75% dei francesi approva le dimissioni di Lecornu e quasi la metà attribuisce la responsabilità del caos politico direttamente a Macron. La richiesta di dimissioni presidenziali, dunque, non è più soltanto retorica da opposizione radicale, ma si sta normalizzando nell’opinione pubblica.

Anche nel centrodestra crescono i malumori. David Lisnard, sindaco di Cannes e figura emergente nei Républicains, ha dichiarato: "L’interesse nazionale della Francia esige che Emmanuel Macron fissi una data per le sue dimissioni, al fine di preservare le istituzioni e sbloccare una situazione inevitabile dopo l’assurdo scioglimento".

Nonostante tutto, Macron può ancora contare su Bruno Retailleau, presidente dei Républicains, che in un’intervista a CNews ha aperto a una possibile collaborazione con l’Eliseo: "I Républicains sono pronti a governare a una condizione: un governo che chiamerei di coabitazione". Retailleau ha però messo in chiaro che il suo partito non dovrà essere: "Diluito nel campo presidenziale".

A lanciare l’ennesimo campanello d’allarme è anche il mondo dell’impresa. Patrick Martin, presidente della confederazione Medef, ha parlato martedì ai microfoni di France Info denunciando le ricadute economiche della paralisi politica: "Gli investimenti in Francia stanno diminuendo, mentre dovremmo accelerare – come sta accadendo in tutti gli altri paesi avanzati – la digitalizzazione, la decarbonizzazione e la competitività". "A un certo punto, è necessario un risveglio collettivo tra i responsabili politici per comprendere il deterioramento della situazione economica".

Martin ha infine espresso la sua: "Collera" e "inquietudine" per la crisi apertasi con le dimissioni di Lecornu, avvenute a sole dodici ore dalla formazione del nuovo governo.