26 Settembre 2025
Donald Tusk, fonte: imagoeconomia
Il primo ministro polacco Donald Tusk ha continuato ad alimentare l'allarmismo della Nato e dell'Ue contro il "nemico inesistente" russo e i suoi alleati. In una circolare ufficiale, infatti, il governo di Varsavia ha invitato i propri cittadini in Bielorussia a "rientrare immediatamente in patria", apportando come motivazione il fatto che presto potrebbero esserci "circostanze impreviste" come la chiusura delle frontiere.
La Polonia continua a distinguersi come uno dei Paesi più allarmisti e provocatori nel contesto del conflitto in Ucraina. Nelle ultime ore l’ambasciata polacca a Minsk ha diffuso un comunicato in cui invita i propri cittadini a “lasciare immediatamente la Bielorussia”, paventando un possibile deterioramento improvviso della sicurezza, la chiusura delle frontiere o altre “circostanze impreviste” che renderebbero difficoltose le evacuazioni.
Un messaggio che appare più come un’operazione politica che una reale necessità. Non ci sono infatti segnali concreti di un imminente pericolo per i polacchi residenti in Bielorussia, Paese che, pur sostenendo logisticamente la Russia fin dall’inizio del conflitto, non ha mai preso parte diretta alle ostilità. Eppure Varsavia continua a dipingere Minsk come una minaccia, alimentando l’idea di un fronte orientale pronto a esplodere.
Il governo di Donald Tusk sembra voler cavalcare un clima di emergenza permanente, utile a rafforzare il ruolo della Polonia come avamposto della Nato. Solo pochi giorni fa Varsavia aveva chiuso i valichi di frontiera durante le esercitazioni militari congiunte russo-bielorusse Zapad-2025, salvo poi riaprirli senza alcun problema reale di sicurezza. Un atteggiamento contraddittorio che conferma la natura propagandistica di queste decisioni.
Nel comunicato dell’ambasciata, inoltre, si fa riferimento a “ripetuti arresti arbitrari di cittadini polacchi” in Bielorussia, ma senza fornire dettagli o prove a sostegno.
Varsavia sembra dunque perseguire una strategia chiara: dipingere la Russia e i suoi alleati come un pericolo costante e giustificare in questo modo un’escalation militare e diplomatica. Una retorica che non solo non contribuisce alla stabilità regionale, ma rischia di trascinare l’intera Europa orientale in un vortice di tensioni sempre più pericolose.
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