Attacchi a Global Sumud Flotilla: quando l'umanità diventa una minaccia, anche quando fa solidarietà contro il genocidio a Gaza

Nella notte tra il 23 e il 24 settembre, la Global Sumud Flotilla è stata colpita da un attacco aereo mentre navigava in acque internazionali a sud di Creta

Nella notte tra il 23 e il 24 settembre, la Global Sumud Flotilla è stata colpita da un attacco aereo mentre navigava in acque internazionali a sud di Creta. Le imbarcazioni, partite con l’obiettivo di portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, sono state bersaglio di droni armati che hanno lanciato ordigni sonori e gas urticanti, danneggiando le vele e compromettendo le comunicazioni radio.

A bordo c’erano attivisti, giornalisti e operatori umanitari provenienti da diversi paesi tra cui l’Italia. Nessuno era armato. Nessuno rappresentava una minaccia. Eppure, il convoglio è stato trattato come un obiettivo militare. Le esplosioni hanno colpito almeno dieci imbarcazioni, tra cui la Morgana e la Zefiro, costringendo l’equipaggio a manovre di emergenza nel buio, con il vento che strappava le vele e il gas che bruciava gli occhi.

La Farnesina ha confermato l’attacco e ha chiesto chiarimenti al governo israeliano. Anche le Nazioni Unite, attraverso la relatrice speciale Francesca Albanese, hanno condannato l’azione, definendola una grave violazione del diritto internazionale. Ma le parole, da sole non bastano a fermare i droni.

La Flottilla non trasportava armi, ma beni di prima necessità: medicinali, strumenti musicali, libri, pannolini. Era una missione civile, pacifica, simbolica. Un gesto di solidarietà verso una popolazione sotto assedio. Eppure, anche questo gesto è stato criminalizzato.

L’attacco alla Flottilla non è solo un episodio militare. È un messaggio. Dice che nessuno può avvicinarsi a Gaza, nemmeno per portare aiuti. Dice che la solidarietà è una minaccia. E dice, soprattutto, che il silenzio della comunità internazionale è complice.

Di Nico Combattelli Popoli (Pe)