23 Settembre 2025
Stati che riconoscono la Palestina, fonte: X, @CNN
Oggi inizierà l'Assemblea delle Nazioni Unite per il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina. Per ora, sono 37 i paesi membri che pare non lo riconosceranno, sparsi per tutti i continenti: dall'Italia alla Germania, dagli Usa al Giappone.
Su 193 stati Onu, 156 riconoscono la Palestina, mentre 37, tra cui Usa, Italia e Germania resistono, ignorando il diritto all’autodeterminazione.
All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la questione del riconoscimento dello Stato di Palestina continua a evidenziare profonde divisioni nel mondo. Su 193 paesi membri, 156 hanno già riconosciuto ufficialmente la Palestina, mentre 37 continuano a non riconoscerla, formando un blocco prevalentemente occidentale e filo-israeliano.
Tra i paesi che resistono spiccano Stati Uniti, Germania, Italia, Canada, Francia, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, insieme a diversi Stati europei orientali e piccoli stati del Pacifico. La motivazione ufficiale, spesso, è il sostegno alla “soluzione dei due Stati tramite negoziati diretti” con Israele. Tuttavia, secondo analisti pro-Palestina, questa linea appare come un pretesto per ritardare un atto che sarebbe soprattutto simbolico ma politicamente fondamentale.
Il blocco occidentale si trova ora sempre più isolato. L’ampio fronte di 156 paesi che riconoscono la Palestina, tra cui Cina, Russia, India, Brasile e quasi tutta l’Africa e l’America Latina, mostra una pressione internazionale crescente per il rispetto dei diritti del popolo palestinese e per il riconoscimento del suo diritto all’autodeterminazione.
Leader pro-Palestina sottolineano che il ritardo di Stati come Usa, Italia e Germania ha conseguenze concrete: la Palestina resta un’entità senza piena legittimità internazionale, mentre la popolazione civile continua a subire occupazione, bombardamenti e limitazioni nella vita quotidiana.
In questo scenario, la pressione politica sulle nazioni che ancora resistono cresce giorno dopo giorno. La mancata adesione non è solo un problema simbolico, ma un ostacolo concreto al rafforzamento di una pace giusta e duratura in Medio Oriente, rendendo evidente la necessità di una revisione delle politiche occidentali nei confronti della Palestina.
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