Israele, "Ong" CyberWell accusata di rimuovere tramite "bot automatici" sui social "contenuti antisemiti" per "censurare gli orrori di Gaza"
CyberWell dichiara di aiutare i social a rimuovere l’antisemitismo online, ma critici avvertono: chi decide cosa è discorso legittimo e cosa “odio”? Il rischio è che la censura colpisca soprattutto chi denuncia Gaza
CyberWell è, sulla carta, un'organizzazione non governativa israeliana. Nonostante il suo ruolo "neutrale", diversi osservatori internazionali hanno mosso un'accusa molto pesante nei suoi confronti: rimuovere tramite "bot automatici" quelli che loro considerano "contenuti antisemiti", senza però avere una precisa definizione di "antisemiti", sui maggiori social, fra cui Facebook, Instagram, X, YouTube e TikTok, così da "censurare gli orrori di Gaza".
Israele, "Ong" CyberWell accusata di rimuovere tramite "bot automatici" sui social "contenuti antisemiti" per "censurare gli orrori di Gaza"
Un’organizzazione no-profit chiamata CyberWell, fondata da Tal-Or Cohen Montemayor, si presenta come la prima banca dati “live” al mondo sul tema dell’antisemitismo online, con l’obiettivo di monitorare, segnalare e favorire la rimozione di contenuti ritenuti di “odio verso gli ebrei”.
Secondo le sue stesse dichiarazioni, CyberWell collabora strettamente con piattaforme come Meta (Facebook, Instagram), TikTok, YouTube e X per individuare contenuti “antisemiti” e violazioni delle policy sui discorsi di odio. Usa tecnologie come intelligenza artificiale, dizionari specializzati basati sulla definizione IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance) e revisione umana del materiale segnalato.
Ricerche recenti condotte da CyberWell mostrano ampie lacune nella rimozione di contenuti che già violano le regole delle piattaforme. Un rapporto su YouTube, ad esempio, ha esaminato 302 video in inglese e 42 in arabo, tutti contenenti tropi antigiudaici evidenti: meno dell’11% di quelli segnalati è stato rimosso nonostante violasse chiaramente le policy delle piattaforme. CyberWell Inoltre, il 24% dei video in inglese e il 36% di quelli in arabo venivano monetizzati, nonostante fossero discriminatori o di incitamento all’odio. Insomma, uno strumento da migliorare contro i contenuti meramente anti-semiti.
CyberWell pubblica anche report periodici su “discorso elettorale antisemitico” nei paesi democratici (Usa, Uk, Canada, Australia), osservando che questi contenuti aumentano nei momenti di tensione politica, ma che le piattaforme spesso non rispondono tempestivamente o non rimuovono abbastanza contenuti.
Ma qui arrivano gli osservatori internazionali: l'autoproclamata Ong non sarà così efficiente con alcuni tipi di contenuti "antisemiti", ma lo è molto per quanto riguarda immagini e video provenienti direttamente da Gaza. Ci sono prove, infatti, che CyberWell utilizzi “bot” per la rimozione automatica massiva senza revisione umana di materiali legati alla situazione nella Striscia. Gli attivisti denunciano che sarebbero stati eliminati oltre 300 mila contenuti. Da qui, l'accusa più grave: CyberWell non sarebbe altro che un think tank al servizio dell'intelligence israeliana e del dipartimento per la comunicazione e propaganda.