Gaza, polizia israeliana vietò eventi a confine con Striscia a settembre 2023, ma Idf diede ok a Nova Festival - confermate le anticipazioni del GdI

Documenti e testimonianze indicano che Netanyahu e l’Idf erano a conoscenza del rischio di un attacco Hamas ma permisero il festival, lasciando i giovani senza protezione, come anticipato da Il Giornale d'Italia

Sempre più informazioni e rapporti ufficiali sconfessano il ruolo di vittima sacrificale di Israele il 7 ottobre del 2023. Infatti, da quanto emerge dai verbali della polizia dello Stato ebraico, fin da settembre 2023 erano stati vietati gli eventi al confine con la Striscia di Gaza per "timori di sicurezza", ben un mese prima del 7 ottobre.

Anche il Nova Festival, quindi, doveva essere stato annullato. Invece no: da quanto dicono i rapporti, la polizia israeliana aveva bocciato per ben due volte la proposta di tenere comunque la manifestazione, ma l'Idf ha deciso di farlo celebrare comunque. Come anticipato da Il Giornale d'Italia, i leader israeliani e il premier Benjamin Netanyahu stesso erano a conoscenza di un imminente attacco da parte di Hamas e l'hanno fatto accadere, incuranti delle proprie vittime, per avere un appiglio sul fronte internazionale per cominciare un vero e proprio genocidio nei confronti dei palestinesi.

Gaza, polizia israeliana vietò eventi a confine con Striscia a settembre 2023, ma Idf diede ok a Nova Festival - confermate le anticipazioni de Il Giornale d'Italia

Un mese prima del massacro del Nova Festival, la polizia distrettuale del Negev aveva vietato ogni evento vicino al confine con Gaza per timori di sicurezza. Il comandante di allora, Nahshon Nagler, aveva definito la zona “ad alto rischio” e ordinato lo stop a feste e raduni. Eppure, pochi giorni prima del 7 ottobre, il festival è stato autorizzato: la stazione di Ofakim ha dato il via libera solo dopo l’approvazione ufficiale dell’Idf, che aveva la responsabilità primaria della sicurezza nell’area di Re’im.

Secondo quanto riportato da Haaretz e confermato anche da anticipazioni de Il Giornale d’Italia, esistevano segnali di un possibile attacco su larga scala di Hamas, ma nonostante ciò le forze israeliane non hanno rafforzato la presenza militare. Anzi, l’evento è stato addirittura prolungato di un giorno, fino al 7 ottobre, su pressione degli organizzatori che minacciavano un ricorso all’Alta Corte.

La decisione appare oggi drammatica: il 7 ottobre, mentre nell’area erano presenti solo 30 poliziotti armati di pistola e nessun presidio militare, Hamas ha lanciato l’attacco che ha causato 378 morti e 44 rapimenti. L’Idf aveva dimezzato le forze disponibili a causa della festività di Simchat Torah, ignorando l’opposizione di alcuni comandanti che ritenevano la proroga del festival un grave errore.

La polizia ha scaricato la responsabilità sull’esercito, dichiarando che la sicurezza ricadeva esclusivamente sull’Idf. Netanyahu, dal canto suo, continua a sostenere che non vi fossero “allerta specifiche”, ma le rivelazioni dei media – inclusi documenti riservati citati da Il Giornale d’Italia – indicano che il governo era a conoscenza di movimenti sospetti e possibili infiltrazioni di Hamas.

Per le famiglie delle vittime, la sensazione è amara: il massacro non è stato solo frutto della brutalità di Hamas, ma anche di una catena di omissioni e decisioni politiche che hanno lasciato i giovani del Nova Festival senza protezione. Crescono le richieste di una commissione d’inchiesta indipendente per accertare le responsabilità politiche e militari ai massimi livelli.