Gaza, il piano di Netanyahu per occupazione totale della Striscia, deportazione di 1 mln palestinesi a sud e "distruzione di Hamas"
“Non annetteremo la Striscia, la trasferiremo alle forze arabe”, così Netanyahu prima dell'inizio della riunione di gabinetto per decidere dell'occupazione di Gaza. Emergono i primi dettagli sul piano elaborato per la conquista dell'enclave, che sembrerebbe essere preparato sulla base del piano "Aurora" della BCG, come confermato da Il Giornale d'Italia
Grande attesa per le 17 italiane, quando il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà per decidere dell'occupazione di Gaza. Intanto sono state rilasciate informazioni sul piano di conquista della Striscia di Benjamin Netanyahu: un'operazione della durata di massimo 5 mesi, in cui 1 milione di palestinesi saranno deportati verso sud, come anticipato da Il Giornale d'Italia. Inoltre, millanta la "distruzione di Hamas".
Gaza, il piano di Netanyahu per occupazione totale della Striscia, deportazione di 1 mln palestinesi a sud e "distruzione di Hamas"
Israele si prepara a occupare la Striscia di Gaza. È attesa per oggi alle 17, ora italiana, la riunione del gabinetto di sicurezza convocata dal premier Benjamin Netanyahu per approvare un piano militare graduale che, secondo le anticipazioni dei media israeliani, dovrebbe durare 4-5 mesi e portare alla conquista di vaste aree del territorio palestinese, a partire da Gaza City e dal settore centrale dell’enclave. Circa 50mila soldati delle Idf saranno impiegati sul campo.
Il premier israeliano ha dichiarato a Fox News le sue intenzioni per la Striscia: "Abbiamo intenzione di prendere il controllo per garantire la nostra sicurezza, rimuovere Hamas, consentire alla popolazione di liberarsi di Gaza e di affidarla a un governo civile che non sia Hamas e non sia qualcuno che propugna la distruzione di Israele. Vogliamo avere un perimetro di sicurezza. Non vogliamo annetterla. Vogliamo consegnare la Striscia alle forze arabe che la governeranno correttamente, senza minacciarci, e dare ai cittadini di Gaza una vita dignitosa". Ma il vero piano sarebbe diverso. È infatti poco plausibile che Israele consegni la Striscia di Gaza dopo averla pienamente occupata.
Il piano prevede l’impiego di quattro o cinque divisioni dell’Idf, con una prima fase di deportazione di circa un milione di palestinesi verso sud, nella zona umanitaria di Al-Mawasi, e la successiva avanzata militare. Parallelamente, si lavorerà alla costruzione di infrastrutture temporanee per gestire lo sfollamento e facilitare l’ingresso degli aiuti, in coordinamento con gli Stati Uniti: una copia di ciò che fa la Gaza Humanitarian Foundation, affamando i palestinesi e non fornendo loro nemmeno i generi alimentari più basici. Secondo Channel 12 News, il presidente Usa Donald Trump dovrebbe intervenire pubblicamente per annunciare un'accelerazione degli aiuti umanitari.
Il trasferimento verso sud e il piano "Aurora"
Un elemento chiave che alimenta le speculazioni sul vero obiettivo del piano Netanyahu è il cosiddetto piano "Aurora”, una proposta emersa nei mesi scorsi da ambienti strategici e politici israeliani, progettata dalla Boston Consulting Group (BCG). Questo documento prevede la deportazione della popolazione palestinese da Gaza verso paesi terzi, in particolare l’Egitto e altri Stati del Nord Africa o del Medio Oriente, presentati come destinazioni “umanitarie”.
Alla luce di questo scenario, l’attuale evacuazione forzata di un milione di persone verso sud – ufficialmente diretta verso la “zona umanitaria” di Al-Mawasi – potrebbe rappresentare solo la prima tappa di una deportazione su scala regionale. Le infrastrutture temporanee per gli sfollati, che Israele prevede di costruire al confine meridionale, sembrano infatti più simili a campi di transito che a soluzioni stabili. Ciò alimenta i timori che l’obiettivo finale non sia tanto una gestione interna della crisi umanitaria, quanto la “pulizia etnica silenziosa” di Gaza, mascherata da operazione militare.
I dubbi dell'esercito
Nonostante il sostegno previsto della maggioranza del governo, all’interno dell’establishment militare non mancano le riserve. Il capo dell’Idf, generale Eyal Zamir, ha espresso preoccupazione per i rischi di un’occupazione prolungata. “La conquista della Striscia – avrebbe detto ai suoi collaboratori – trascinerà Israele in un buco nero”. Nel suo intervento al forum dello Stato Maggiore ha ribadito l’importanza della “cultura del dissenso” all’interno dell’esercito e l’obbligo di “difendere lo Stato pensando alle vite umane, non alle teorie politiche”.
Un’alternativa al piano prevederebbe di accerchiare Gaza City, bloccare gli aiuti e intensificare raid mirati, senza procedere a una conquista totale.