28 Luglio 2025
Ursula von der Leyen, fonte: imagoeconomica
La lettera di 58 ex ambasciatori europei all'Ue. Ecco un nuovo appello dopo quello di 40 ex diplomatici a Meloni, con la premier invitata a riconoscere lo Stato di Palestina e sospendere le cooperazioni internazionali con Israele. Pochi giorni fa la Francia e Macron hanno annunciato il riconoscimento dello Stato palestinese, primo paese del G7 a compiere un passo di questo tipo.
Ecco un'altra lettera che ha come oggetto Gaza ed il genocidio in corso. 58 ex ambasciatori europei auspicano che l'Ue compia il passo già fatto recentemente dalla Francia, che ha deciso di riconoscere la Palestina come Stato. Una cosa non scontata, considerando che Parigi è il primo Paese del G7 a fare questa scelta. La lettera arriva praticamente in concomitanza con l'altra.
Noi, 58 ex ambasciatori dell’Unione Europea, siamo rimasti sconvolti e indignati dal massacro di israeliani innocenti e dal rapimento degli ostaggi avvenuti il 7 ottobre 2023 da parte di Hamas e altri. Niente può giustificare tali atti, che condanniamo senza riserve. Oggi, tuttavia, assistiamo all’orribile spettacolo di Israele che, quotidianamente, commette atroci crimini contro il popolo palestinese – soprattutto a Gaza, ma anche nella Cisgiordania occupata – in quella che appare come una campagna sistematica di brutalizzazione, disumanizzazione e trasferimento forzato delle popolazioni. L’Unione Europea e quasi tutti i suoi Stati membri non hanno saputo rispondere in modo significativo a questi orrendi eventi. Come ex ambasciatori dell’Unione Europea, abbiamo dedicato la nostra vita professionale alla difesa e alla promozione dei valori europei fondamentali e del diritto internazionale, contribuendo a costruire la reputazione dell’Unione Europea e a difendere gli interessi dei suoi popoli.
Questi stessi interessi e quella stessa reputazione sono ora seriamente messi a rischio dall’inazione dell’Unione Europea. Da oltre 21 mesi, il governo Netanyahu conduce a Gaza una campagna incessante di violenza e distruzione. Circa il dieci per cento dell’intera popolazione di Gaza è stata uccisa, mutilata o gravemente ferita dai bombardamenti indiscriminati dell’Idf, inclusi decine di migliaia di bambini. La maggior parte di Gaza è ridotta in macerie. Chi sopravvive alle bombe e ai proiettili deve affrontare fame, malnutrizione, malattie e un sistema sanitario collassato, deliberatamente preso di mira da Israele. L’assedio in corso sta affamando la popolazione bloccando la consegna degli aiuti umanitari da parte delle agenzie Onu e delle ong internazionali. Sostituire l’Unrwa e altri attori umanitari internazionali con un’operazione strumentalizzata politicamente, militarizzata e gestita da mercenari, rappresenta una violazione dei principi umanitari delle Nazioni Unite, e di quei principi di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza che tutti gli Stati membri dell’Onu, incluso Israele, devono pienamente rispettare. Non sono mai state rese pubbliche, né confermate dalle autorità israeliane, le misure umanitarie concrete apparentemente concordate nell’accordo negoziato dall’Alto Rappresentante dell'Unione europea Kallas con Israele. Al contrario, dal 14 luglio – giorno dell’annuncio della sig.ra Kallas – centinaia di uomini, bambini e donne sono stati uccisi dai soldati israeliani mentre cercavano disperatamente cibo e acqua per le loro famiglie. Questo include un numero allarmante di civili uccisi dall’Idf a Zikim, uno dei principali valichi di frontiera, che – a quanto ci risulta – faceva parte dell’accordo umanitario tra l’Unione Europea e Israele.
Ora, con una prevedibilità atroce, i leader israeliani stanno costringendo ampie fasce della popolazione di Gaza in “zone di concentramento” – recinti militarizzati progettati per confinare i civili in condizioni intollerabili, con il chiaro obiettivo di indurli a uno sfollamento “volontario”. Questo, insieme ad altre politiche illegali israeliane in Cisgiordania, costituisce di fatto un trasferimento forzato della popolazione, un grave crimine di guerra secondo il diritto internazionale. I ministri israeliani della difesa, delle finanze e della sicurezza hanno apertamente invocato la rimozione permanente dei palestinesi da Gaza, e un’amministrazione speciale per la “migrazione” è stata creata per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo. Si tratta di passi calcolati verso una pulizia etnica. Nel frattempo, in Cisgiordania, coloni israeliani violenti – con la piena protezione militare da parte dell’Idf – stanno conducendo una campagna di terrore contro le comunità palestinesi. Case incendiate, abitanti assassinati, famiglie espulse, fonti d’acqua avvelenate, animali rubati, uliveti distrutti e terre annesse in violazione del diritto internazionale.
Gli autori, che agiscono impunemente, sono armati e incoraggiati da funzionari statali. Questi coloni non sono attori isolati – sono gli agenti in prima linea di un’agenda governativa volta ad annettere e a epurare etnicamente la terra palestinese. Le prove della cattiva condotta israeliana e della sua flagrante violazione di tutte le leggi umanitarie e dei diritti umani sono schiaccianti. Le Nazioni Unite, le organizzazioni umanitarie e osservatori indipendenti – comprese voci israeliane ed ebraiche – hanno documentato in dettaglio questi crimini. La Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che esiste un rischio plausibile di genocidio a Gaza e che l’occupazione prolungata della Palestina da parte di Israele è non solo illegale, ma costituisce anche il crimine di segregazione o apartheid. L’opinione pubblica europea e la maggioranza dei giovani, anche in paesi come Germania e Italia, sono chiaramente favorevoli a un’azione dei propri governi per fermare questo orrore. Accogliamo con favore la recente condanna delle azioni israeliane a Gaza e in Cisgiordania da parte di 28 ministri degli Esteri, inclusi 20 Stati membri dell’Unione Europea, ma le parole non bastano. Rivolgiamo un appello urgente a tutti i leader e governi dell’Unione Europea – in particolare a coloro che hanno impedito al Consiglio Affari Esteri del 15 luglio di agire contro le gravi violazioni umanitarie e dei diritti umani da parte di Israele – affinché adottino tutte le misure necessarie e fattibili per porre fine a queste atrocità, in base al diritto internazionale, europeo e nazionale.
L’azione dovrebbe includere:
Il 17 luglio, Giornata della giustizia penale internazionale, il Servizio Europeo per l’Azione Esterna ha ricordato che, in merito a crimini contro l’umanità, crimini di guerra, genocidi… “la storia ha troppi momenti in cui al terrore è seguito il silenzio…” Il mondo ricorderà come l’Unione Europea e i suoi Stati membri avranno risposto a questa catastrofica tragedia. Il silenzio e la neutralità di fronte al genocidio costituiscono complicità. L’inazione incoraggia i carnefici e tradisce ogni principio che l’Unione e i suoi membri affermano di difendere. Pur continuando a chiedere senza sosta il rilascio degli ostaggi, un cessate il fuoco permanente e la fine della guerra, l’Unione Europea – a lungo paladina dei diritti umani e dello Stato di diritto – deve agire ora, in nome del diritto internazionale, dell’umanità e della giustizia per il popolo palestinese, o rischiare di perdere la propria credibilità, influenza e autorevolezza morale nel mondo.
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