"Gaza Riviera", le analogie tra il “Piano Madagascar” per deportazione di 4 mln ebrei del 1885 e progetto "Aurora" per 2,2 mln palestinesi messo a punto da Israele rivisto da BCG e Blair per $ 4 mln
Il progetto del Boston Consulting Group riguardo alla deportazione di 2,2 milioni di ebrei dalla Striscia di Gaza presenterebbe diverse analogie con il cosiddetto Piano Madagascar, adottato ufficialmente nel 1938 dalla Germania nazista. Il progetto "Aurora" sarebbe un'evoluzione di quello israeliano
Sarebbero diverse le analogie fra il progetto di deportazione di 2,2 milioni di palestinesi da Gaza "Aurora" e il "Piano Madagascar" ideato per la prima volta nel 1885 dall'intellettuale francese antisemita Paul de Lagarde, poi adottato ufficialmente dalla Germania nazista nel 1938. Il piano "Aurora", basato su disegni dell'Institute for Zionist Strategies del 2017, poi rilanciato dal presidente Usa Donald Trump, sarebbe stato sviluppato in seguito dalla Boston Consulting Group. Questo si inscriverebbe nel più grande progetto "Gaza Riviera", in cui la Striscia, epurata dai palestinesi, sarebbe trasformata in un futuro post-bellico in un lido di lusso.
"Gaza Riviera", le analogie tra il “Piano Madagascar” per la deportazione di 4 milioni di ebrei del 1885 e il progetto "Aurora" per i 2,2 milioni di palestinesi messo a punto da Israele rivisto da BCG e Blair per $ 4 mln
Ci sarebbero diverse inquietanti analogie fra il progetto "Aurora", ideato inizialmente dall'Institute for Zionist Strategies, poi ripreso dal presidente americano Donald Trump e riscritto dal BCG, e il "Piano Madagascar", pensato per la prima volta nel 1885 da Paul de Lagarde, intellettuale antisemita, poi adottata dalla Germania nazista nel 1938.
Fin dall'inizio del secondo conflitto mondiale, i gerarchi del Reich erano certi che fossero presenti troppi ebrei. Da qui, l'origine del cosiddetto "problema ebraico", che ha visto diverse soluzioni momentanee, tra cui la creazione dei ghetti nelle città, l'idea di deportare gli ebrei verso l'Europa dell'Est o verso altre parti del mondo, come il Madagascar, e, in ultimo, la Shoah. Ciò si è tradotto con la designazione della "Soluzione Finale", ossia l'uccisione sistematica degli ebrei, deportati nei campi di concentramento, e l'eliminazione dei loro corpi.
Il piano "Aurora" contenuto nel più vasto progetto "Gaza Riviera" punterebbe a una situazione molto simile a quella descritta nella soluzione del Madagascar: deportare i palestinesi in un luogo lontano per epurare la Striscia di Gaza. Si parla di 2,2 milioni di civili palestinesi, abitanti a Gaza, che verrebbero forzati a lasciare la propria terra e i propri averi per 9 mila dollari in bitcoin. I fondi previsti per l'operazione sarebbero però solo 5 milioni di dollari, non 18,8 come realmente servirebbero.
Il progetto "Aurora"
Dall'ottobre 2024 fino a maggio 2025 la BCG avrebbe lavorato al progetto "Aurora" con più di dodici suoi consulenti, retribuiti per circa 4 milioni di dollari. Originariamente descritto dalla società come un'iniziativa pro bono per sostenere gli aiuti umanitari a Gaza, il progetto si è ampliato, includendo pianificazione aziendale, logistica di sicurezza e, soprattutto, modellizzazione finanziaria per il periodo post-bellico.
La BCG ha infatti costruito un modello finanziario per la deportazione (in teoria volontaria) di circa 2,2 milioni di palestinesi da Gaza. Il progetto è una ripresa e modernizzazione del piano del 2017 dell'Institute for Zionist Strategies, che prevedeva appunto il "ricollocamento" di più di 2 milioni di palestinesi verso l'Arabia Saudita e l'Egitto.
Secondo il progetto "Aurora", i primi 500 mila palestinesi deportati avrebbero diritto a soli 9 mila dollari di "risarcimento" in bitcoin per lasciare tutto quello che hanno, per un totale di quasi 5 miliardi di dollari. Dei restanti 2,15 milioni non si fa cenno nel nuovo piano, ma sarebbe un intervento ipotetico di 20 miliardi di dollari.
Il modello ipotizzava che circa il 75% dei trasferiti non sarebbe tornato e analizzava gli impatti economici a lungo termine di questi movimenti di popolazione, portando ad accuse secondo cui il progetto si sarebbe spinto pericolosamente vicino a sostenere una pulizia etnica.
Il "piano Madagascar"
Originariamente, l'idea di trasferire gli ebrei europei in Madagascar è nata da Paul de Lagarde, intellettuale orientalista antisemita, nel 1885. Negli anni ’20 fu sostenuta da antisemiti britannici come Henry Hamilton Beamish e Arnold Leese. Anche il movimento sionista aveva discusso un’ipotesi simile, in Uganda, nel 1903. Nel 1937 la Polonia istituì una commissione con la Francia per studiare la possibilità di trasferire ebrei polacchi nel Madagascar, ma la conclusione fu che l’isola poteva accogliere poche centinaia di famiglie, date le condizioni difficili.
I nazisti ripresero l’idea nel 1938, con l’approvazione di Hitler. Nel maggio 1940 Himmler dichiarò di voler risolvere la “questione ebraica” tramite una migrazione di massa in Africa. Dopo la sconfitta della Francia, l’idea prese forma concreta: Hitler ne parlò con Mussolini e con il grandammiraglio Raeder.
Heydrich, incaricato dell’evacuazione ebraica, affidò la gestione all’RSHA (direzione sicurezza del Reich), e Adolf Eichmann redasse un piano dettagliato: deportare 1 milione di ebrei l’anno per 4 anni, sotto il controllo delle SS. Il piano prevedeva un’apparenza di autonomia ebraica, ma le SS avrebbero supervisionato ogni aspetto della vita sull’isola, ignorando del tutto la popolazione locale malgascia.
Alla fine dell’agosto 1940 Rademacher, funzionario nazista, propose la creazione di una commissione tecnica, ma Ribbentrop non rispose. Anche il comunicato di Eichmann non fu mai approvato da Heydrich. Così, a ottobre 1940 la deportazione degli ebrei in Polonia riprese. Con la sconfitta della Germania nella Battaglia d’Inghilterra, nell'autunno del 1940, la prospettiva di usare la flotta britannica per trasporti svanì, e la guerra si prolungò. Il Madagascar rimase menzionato come possibile “super-ghetto”, ma di fatto il piano fu abbandonato all’inizio di dicembre 1940.