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“A Gaza in atto un genocidio, se non lo riconoscete, chiamatelo sterminio di massa”, lettera del prof d'Orsi di Torino a Liliana Segre

Quello che l’esercito israeliano sta compiendo sulla popolazione di Gaza "non è una reazione ai fatti del 7 ottobre - spiega il professore - ma è una ritorsione condotta su scala 5000 a 1" perché "la distruzione di scuole, ospedali, campi profughi, l’assassinio di massa di uomini donne anziani e bambini” non è un’azione di guerra"

10 Dicembre 2024

Liliana Segre

Liliana Segre (fonte foto Lapresse)

A Gaza in atto un genocidio, se non lo riconoscete, chiamatelo sterminio di massa”, così il professor Angelo d’Orsi, Ordinario di Storia del pensiero politico dell’Università degli Studi di Torino, in una lettera aperta indirizzata alla senatrice Liliana Segre e a Edith Bruck, dopo le loro parole su quanto sta accadendo a Gaza. In particolare D’Orsi ricorda la dichiarazione di Segre, secondo cui, essendo Israele in guerra non si possa parlare di “genocidio”, e le parole della scrittrice sopravvissuta ai campi di concentramento, Edith Bruck, che aveva attaccato Papa Francesco per avere sottolineato “la necessità o opportunità di accertare se a Gaza fosse in corso un genocidio“.

Quello che l’esercito israeliano sta compiendo sulla popolazione di Gaza "non è una reazione ai fatti del 7 ottobre - spiega il professore - ma è una ritorsione condotta su scala 5000 a 1” perché “la distruzione di scuole, ospedali, campi profughi, l’assassinio di massa di uomini donne anziani e bambini” non è un’azione di guerra.

“A Gaza in atto un genocidio, se non lo riconoscete, chiamatelo sterminio di massa”, lettera del prof d'Orsi a Liliana Segre

Quello che ci attendiamo, o almeno quello che io mi attenderei (ormai debbo scrivere: “attendevo”?) da due persone eccezionali, come lei Senatrice, come te Edith – scrive d’Orsi nella lettera – sono parole inequivocabili di presa di distanza da ciò che Israele sta facendo a Gaza (e taccio rispetto a quanto accade ogni giorno nei Territori Occupati, in Libia, in Siria, in Yemen.). Se non volete chiamarlo genocidio, per favore, chiamatelo sterminio di massa, o come preferite, ma alzate le vostre voci in modo fermo e non ambiguo, in difesa di un popolo che non deve subire il destino che i nazifascisti tentarono di far subire al vostro popolo”.

Confido nella vostra intelligenza, nella vostra cultura, nella vostra sensibilità e nella vostra stessa drammatica esperienza umana - aggiunge D'Orsi -, per gettare alle ortiche tali scempiaggini; e soprattutto confido nel vostro senso di umanità e di giustizia, invitandovi a schierarvi, per una volta, senza esitazione, dalla parte delle vittime, che non sono gli israeliani, non sono gli ebrei, ma oggi (un oggi che dura da troppi anni) sono i palestinesi. Abbiate il coraggio di dirlo, come tanti ebrei hanno fatto, con onestà, sfidando censure e ostracismi, in questi mesi di sangue e di orrore, abbiate anche voi l’onestà di riconoscere dove è il torto e dove la ragione, e di dirlo con chiarezza, anzi di gridarlo sui tetti, non di sussurrarlo a mezza voce. Abbiamo bisogno di restare umani o forse di ritornare umani; voi, per la vostra stessa storia, potete aiutarci. Si può essere ebrei e non essere israeliani, si può essere ebrei senza esser sionisti e, infine, si può essere ebrei e riconoscere che Israele sta seminando odio per gli ebrei, con la sua politica scellerata, violatrice di ogni principio giuridico, di ogni umanità”.

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