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Usa 2024, Biden sotto assedio, la Casa Bianca resiste ai crescenti appelli per il ritiro

Fallita la scommessa del dibattito anticipato, la fragilità del presidente è ora al centro di tutte le discussioni

29 Giugno 2024

Elezioni Usa, Joe Biden scioglie le riserve: "Prevedo di candidarmi nel 2024"

Joe Biden Fonte: Imagoeconomica

Nei mesi prima del dibattito presidenziale del 27 giugno, erano cresciute le pressioni su Joe Biden per dare una svolta alla campagna elettorale: di fronte a un Donald Trump impopolare con gli indipendenti e prossimo a essere condannato in più processi penali, il presidente comunque rimaneva indietro nei sondaggi tra gli elettori. La risposta è stata di anticipare il confronto, con l’idea di scacciare i dubbi sulla debolezza di Biden, ultraottantenne e considerato troppo vecchio per essere rieletto da due terzi della popolazione.

La scommessa è fallita in modo drammatico. Biden è apparso ancora più debole del solito, con la voce rauca e flebile, e numerose risposte in cui non è riuscito a comporre frasi chiare. Il débâcle non solo ha rafforzato le critiche dei repubblicani, ma ha dato il via a un’ondata di appelli da parte dei sostenitori del presidente di ritirarsi. Sui giornali più importanti dell’establishment come il New York Times e il Washington Post si vedono nomi di peso come Thomas Friedman, Paul Krugman e David Ignatius, tutti personaggi che hanno promosso a gran voce le politiche di Biden negli ultimi anni, dire chiaramente che ora si deve ritirare.

È chiaro che una mossa del genere sarebbe inedita nei tempi moderni, e per questo la Casa Bianca argomenta che potrebbe danneggiare ulteriormente il partito, piuttosto che garantire la vittoria. Ma di nomi papabili ce ne sono tanti, e con una breve lotta interna e poi due mesi e mezzo di campagna intensa con un volto nuovo, l’interesse tra il pubblico sarebbe altissimo. E il senso di sollievo del paese, di non dover scegliere tra due candidati molto impopolari, sarebbe palpabile.

Il cerchio ristretto di Biden resiste: si dice che gli incidenti di percorso sono comuni. Era successo pure a Obama di andare male nel primo dibattito della campagna del 2012 (seppur non in questo modo, chiaramente). E il giorno dopo, il presidente è sembrato più energico, facendo comizi con una voce decisa e un messaggio chiaro: Trump mente in continuazione, e Biden è la persona che deve salvarci dal pericolo del suo ritorno.

Ormai, però, il danno è fatto. Le prossime settimane saranno un test per le istituzioni politiche americane. Tutte le indicazioni sono che la maggior parte del mondo politico e giornalistico vicino ai democratici freme per un cambiamento, terrorizzato dalla possibilità della rivincita del Tycoon. Se Biden e un piccolo gruppo di consiglieri riusciranno a respingere questa offensiva, dimostreranno una forza notevole della presidenza, ma anche un'incapacità di lavorare come squadra insieme alle istituzioni per definire la direzione del paese.

di Andrew Spannaus

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