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Anne Boyer lascia il New York Times: "Impossibile scrivere la verità, cioè che la guerra in corso è contro il popolo palestinese, fatta da Israele e Usa per per interessi petroliferi e commercio d'armi"

Anne Boyer, premio Pulitzer, si è dimessa dal suo incarico per il New York Times Magazine dopo aver contestato la narrazione sulla guerra a Gaza

20 Novembre 2023

Anne Boyer lascia il New York Times: "Impossibile scrivere la verità, cioè che la guerra in corso è contro il popolo palestinese, fatta da Israele e Usa per per interessi petroliferi e commercio d'arm

Anne Boyer, fonte: Wikipedia

Anne Boyer, vincitrice del premio Pulitzer, lascia il New York Times. La 50enne è una giornalista molto nota nel panorama letterario. Nei giorni scorsi si è dimessa dal suo incarico per il noto quotidiano statunitense contestando la narrazione sulla guerra a Gaza.

Anne Boyer lascia il New York Times: "Impossibile scrivere la verità su Gaza"

Nella sua lunga lettera di dimissioni dal New York Times, Anne Boyer ha aperto un proficuo dibattito sul giornalismo e sull’uso delle parole. Con forte dissenso verso i vertici della direzione del quotidiano, ha affermato: 

"Mi sono dimessa da redattrice di poesia del New York Times Magazine.

La guerra sostenuta dagli Stati Uniti dallo stato israeliano contro il popolo di Gaza non è una guerra per nessuno. Non c’è sicurezza in essa o da essa, non per Israele, non per gli Stati Uniti o l’Europa, e soprattutto non per i molti ebrei calunniati da coloro che affermano falsamente di combattere a loro nome. Il suo unico profitto è il profitto mortale degli interessi petroliferi e dei produttori di armi.

Il mondo, il futuro, i nostri cuori: tutto diventa più piccolo e più difficile da questa guerra. Non è solo una guerra di missili e invasioni terrestri. È una guerra in corso contro il popolo palestinese, persone che hanno resistito durante decenni di occupazione, dislocazione forzata, privazione, sorveglianza, assedio, prigionia e tortura.

Poiché il nostro status quo è l’espressione di sé, a volte la modalità di protesta più efficace per gli artisti è rifiutare.

Non posso scrivere di poesia tra i toni “ragionevoli” di coloro che mirano ad acclimatarci a questa sofferenza irragionevole. Niente più eufemismi macabri. Niente più paesaggi infernali igienizzati verbalmente. Niente più bugie guerrafondaie. 

Se questa rassegnazione lascia un buco nelle notizie delle dimensioni della poesia, allora questa è la vera forma del presente".

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