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Cina, zero covid, 110 milioni di persone in lockdown a Guangdong per 16mila casi

La Cina stretta nella morsa della politica "zero covid" si trova di fronte a continui lockdown a intermittenza che mettono in difficoltà la popolazione

22 Novembre 2022

Wuhan, blogger attivista in carcere: aveva raccontato il Covid in Cina

Coronavirus (fonte foto Lapresse)

La Cina con la sua politica "zero covid" rimane l'unico Paese nel mondo più invischiato nella lotta contro il virus. Tutto questo nonostante i suoi effetti devastanti per l'economia e il crescente malcontento popolare che da giorni serpeggia a Guangzhou. Adesso anche la provincia del Guangdong, che conta 110 milioni di abitanti è finita in lockdown dopo i soli 16mila casi riportati nelle ultime 24 ore. La maggioranza dei nuovi casi è concentrata qui, mentre sono 28mila i nuovi contagi che comunicano dalla Cina nelle ultime 24 ore. Numeri che stridono con il totale della popolazione. E Guangding adesso col doppio della popolazione italiana e 1/10 dei casi, paga il prezzo più caro.

Cina, zero covid, a Guangdong lockdown per 16mila casi

Gli ultimi dati che rileva il Dragone sono un record. Anche Pechino messa alle strette con scuole e ristoranti chiusi e dipendenti pubblici in smart working coi suoi 1438 casi. Chiuse anche le palestre, mentre l'11 novembre scorso la Cina - che finora aveva seguito una rigidissima politica di tolleranza zero sul Covid - aveva allentato alcune restrizioni. D'altronde non sono più una novità i lockdown ad intermittenza che utilizza il Paese di Xi Jinping per contenere il virus. Delle politiche che gli abitanti hanno imparato a non accettare, non servendosi della mascherina all'aperto e per questo venuti puniti.

Per Yanzhong Huang, esperto di salute del think tank americano Council on International Relations non vi è alcun "segnale che i vertici cinesi siano pronti ad abbandonare presto zero Covid" ed un altro anno della medesima misura porterebbe a "un disastro per l'economia cinese e potrebbe esacerbare le tensioni sociali fino a giungere a un punto di rottura, che minaccerebbe la stabilità del regime e potrebbe anche causare una crisi di legittimità". Ma è vero anche il contrario: aprire il Paese troppo in fretta è rischioso, perché la Cina potrebbe "trovarsi di fronte a un'ondata virale accompagnata da mortalità di massa, che travolgerebbe rapidamente il suo fragile sistema sanitario", avverte. 

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