19 Dicembre 2025
Giuseppe Pasini, Presidente di Feralpi Holding SpA
Feralpi, azienda siderurgica,prevede una chiusura del 2025 con utili in crescita, in un contesto di produzione nazionale in aumento del 3,1% e volumi produttivi stabili. Questo quanto annunciato dal presidente dell'azienda, Giuseppe Pasini.
Nel 2025 la siderurgia italiana ha mostrato un andamento nettamente migliore rispetto all’anno precedente, distinguendosi dal quadro internazionale ed europeo. Dopo il calo del 2024, la produzione nazionale è cresciuta del 3,1%, con risultati particolarmente positivi sia per i prodotti lunghi sia per quelli piani, consentendo di superare la soglia dei 20 milioni di tonnellate. Un dato che assume maggiore rilievo se confrontato con il forte arretramento della Germania e con la flessione media registrata a livello europeo. Alla base di questa ripresa si pensa ci siano soprattutto gli effetti del Pnrr, che hanno sostenuto la domanda, in particolare nel settore delle costruzioni, con ricadute attese anche nel 2026.
Il recupero del comparto dovrebbe infatti proseguire nel prossimo anno, interessando sia l’edilizia sia l’automotive, pur in un contesto ancora caratterizzato da diverse criticità. Come evidenziato dal Presidente di Feralpi, Giuseppe Pasini, il costo dell’energia continua a rappresentare un fattore penalizzante per la competitività delle imprese italiane, soprattutto se messo a confronto con le misure adottate in Germania per contenere i prezzi. Inoltre, la pressione concorrenziale di Paesi come Turchia e Cina e le barriere commerciali introdotte dagli Stati Uniti hanno ridotto significativamente le esportazioni extraeuropee. Anche per Feralpi, il 2025 segna un miglioramento rispetto all’anno precedente. Il gruppo ha mantenuto sostanzialmente stabili i volumi produttivi, con un lieve incremento, e dovrebbe chiudere l’esercizio in utile, con ricavi in linea con quelli del 2024 grazie a un andamento dei prezzi più favorevole nella seconda parte dell’anno. Restano tuttavia elementi di incertezza legati alla crisi strutturale dell’automotive tedesco e alla debolezza della produzione industriale, nonostante l’aumento della spesa pubblica in difesa e infrastrutture.
Sul piano più generale, il Presidente ha aggiunto "Come sistema Paese abbiamo bisogno della produzione di Taranto, soprattutto in vista dei futuri investimenti dell’Italia nella difesa. Non torneremo più a 10 milioni di tonnellate dell’epoca dei Riva. Ci fermeremo su 4-6 milioni di tonnellate, ma è comunque un fatto positivo. Come Federacciai non posso dire la stessa cosa dell’investimento di Metinvest a Piombino. Non siamo favorevoli perché la produzione di 2,5 milioni di tonnellate da forno elettrico provocherà ulteriori scompensi sul prezzo del rottame ferroso, che importiamo per un terzo e che già paghiamo il 10% in più rispetto al Nord Europa".
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