Banco BPM, senza UniCredit al bivio tra Crédit Agricole e l’asse MPS-Mediobanca, oltre al possibile rilancio di Orcel - RUMORS
Dopo lo stop del governo all’operazione UniCredit, Banco BPM rischia di finire sotto controllo francese; intanto MPS e il governo valutano un’operazione congiunta, mentre Orcel potrebbe tornare in campo con un’offerta rivisitata
Dopo l’attacco del Governo contro Andrea Orcel per impedire a UniCredit di acquisire Banco BPM – un’operazione che avrebbe visto una banca italiana rilevare un’altra banca italiana, proprio come avvenne quando Intesa Sanpaolo assorbì UBI Banca – il rischio concreto oggi è che Banco BPM finisca invece in mani straniere, più precisamente in quelle di Crédit Agricole.
Le condizioni imposte all’operazione UniCredit erano tre: il rispetto del rapporto tra impieghi e masse, l’acquisto di titoli di Stato italiani e l’assenza di esposizione in Russia. Crédit Agricole, da parte sua, soddisfa tutti e tre i requisiti: non ha attività in Russia, può acquistare quanti titoli di Stato desidera attraverso Amundi – sua controllata – e per quanto riguarda il rapporto tra impieghi e masse può benissimo dichiarare di volerlo mantenere entro i limiti richiesti, salvo poi modificarlo una volta conclusa l’operazione.
Crédit Agricole: requisiti e posizione consolidata
In teoria, se il Golden Power del Governo non era stato attivato in funzione della nazionalità italiana dell’acquirente, ma solo sulla base di quelle tre condizioni – tutte oggi rispettate da Crédit Agricole – allora l’operazione francese potrebbe procedere senza ostacoli. E di fatto Crédit Agricole, che aveva precedentemente dichiarato di non voler acquisire il controllo dell’istituto italiano né di voler superare la soglia del 25% che farebbe scattare l’OPA obbligatoria, si troverebbe ora a ridosso di quella soglia del capitale di Banco BPM. Secondo quanto rivelato da fonti interne alla banca a Il Giornale d’Italia, superato il 20% la partecipazione viene contabilizzata a patrimonio, il che significa che non deve più essere aggiornata trimestre dopo trimestre in base all’andamento del prezzo di mercato, come accadrebbe con un investimento a breve termine. In questo modo, la banca francese non rischia di dover svalutare il proprio investimento se il titolo dovesse scendere in Borsa, ma allo stesso tempo può beneficiare di una maggiore stabilità di bilancio.
Crédit Agricole e il possibile dialogo con Meloni e Giorgetti
Questa ricostruzione tecnica, riportata da Il Giornale d’Italia sulla base di fonti interne a Crédit Agricole, non fa che confermare come l’obiettivo finale dei francesi sia quello di acquisire il controllo totale di Banco BPM, proprio come BNP Paribas fece con BNL. Del resto, essendo già il primo azionista, Crédit Agricole si trova nella posizione ideale per avviare un confronto diretto con il ministro Giorgetti e la premier Meloni, nella speranza di ottenere luce verde per una fusione che escluda definitivamente UniCredit.
La reazione del governo e il progetto del terzo polo bancario con MPS
Dall’altra parte, il Governo – e in particolare la Lega – non aveva affatto gradito il tentativo di UniCredit, considerato come un’ingerenza in quello che viene da sempre visto come un territorio strategico per l’area leghista. Ma dietro la reazione del Governo c’erano probabilmente anche valutazioni strategiche: l’esecutivo, infatti, stava lavorando a un progetto per realizzare un terzo polo bancario italiano, imperniato su Monte dei Paschi di Siena. L’offerta pubblica di scambio di UniCredit su Banco BPM ha però fatto saltare quei piani, spingendo MPS a ripiegare su un’altra strada, quella di Mediobanca.
Ora, però, le carte sul tavolo stanno di nuovo cambiando. L’ipotesi di coinvolgere anche Banco BPM non è affatto tramontata. È solo rimandata, e resta subordinata all’esito dell’operazione in corso tra MPS e Mediobanca. L’offerta pubblica scadrà ufficialmente l’8 settembre, dopodiché serviranno alcuni giorni per completare gli aspetti tecnici. Al momento, MPS ha già raccolto adesioni per circa il 35% del capitale e l’amministratore delegato Luigi Lovaglio ha dichiarato di voler superare il 66% tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Secondo quanto raccolto da Il Giornale d’Italia, sia MPS che il Governo starebbero già studiando un’eventuale estensione dell’operazione a Banco BPM, una volta chiuso il dossier Mediobanca.
Il possibile rilancio cash di Orcel entro l’autunno
Nel frattempo, resta sul tavolo anche un’ultima possibilità: Andrea Orcel, una volta che arriveranno i pareri definitivi da Consob e dalle autorità competenti, potrebbe ripresentare un’offerta, strutturata in modo diverso rispetto alla precedente, includendo ad esempio una componente cash. Anche questa mossa potrebbe concretizzarsi verso la fine di settembre.
Banco BPM nel risiko bancario: il futuro tra Parigi, Siena e Milano
In ogni caso, sembra che Banco BPM finirà inevitabilmente all’interno di una delle grandi manovre di consolidamento che stanno ridisegnando il panorama bancario italiano. Sia che venga acquisita da Crédit Agricole, sia che entri nel progetto del terzo polo con MPS, sia che venga inglobata in un nuovo tentativo di UniCredit, Banco BPM è oggi al centro di un risiko bancario che mette in gioco, ancora una volta, il controllo e la sovranità del sistema finanziario nazionale.