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Superbonus, la bocciatura di Oxford economics: "Peggiore misura fiscale degli ultimi 10 anni, gonfierà il debito pubblico italiano"

Il giudizio negativo arriva dalla società di consulenza macroeconomica internazionale con sede nel Regno Unito

09 Aprile 2024

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Una bocciatura netta al Superbonus approvato dai grillini arriva dall’osservatorio Oxford Economics che, in un documento sui conti pubblici italiani, spiega che gli incentivi fiscali del superbonus "sono probabilmente la peggiore misura di politica fiscale attuata nel paese negli ultimi dieci anni". Il giudizio negativo arriva dalla società di consulenza macroeconomica internazionale che ha sede nel Regno Unito a poche ore dalla presentazione del documento di economica e finanza (Def).

L'analisi dell'economista Nicola Nobile

Ad analizzare in maniera negativa il Superbonus per Oxford Economics è l'economista Nicola Nobile che sottolinea come il superbonus "gonfierà" nei prossimi anni il debito pubblico italiano con un aggravio di circa 200 miliardi di euro per sgravi fiscali che "si tradurranno in maggiori esigenze di finanziamento" pari a circa il 2% del Pil all'anno nel periodo 2024-2026. Nel mese di marzo l'aggravio per i conti pubblici è stato di 8 miliardi di euro, il costo annuale di una misura come il reddito di cittadinanza. Il conto totale dei bonus edilizi dovrebbe invece raggiungere la cifra monstre di 210 miliardi di euro, superiore a quella prevista dal Pnrr. I presunti "rientri" generati dalla crescita aggiuntiva del Pil non bastano a coprire il buco. Sono eloquenti gli ultimi dati che arrivano dall'aggiornamento mensile dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea): a fine marzo l'onere a carico dello Stato per le detrazioni si è attestato a oltre 122 miliardi di euro (pari al 5,8% del Pil del 2023), considerando il solo superbonus (e non includendo nel conto il bonus facciate e gli altri incentivi edilizi).

"Moltiplicatore fiscale sarà contenuto"

Oxford Economics spiega, inoltre, che "si prevede che il moltiplicatore fiscale di queste misure sarà piuttosto contenuto, mentre l'impatto sulla produzione potenziale sarà prossimo allo zero". Inoltre, "il piano si è rivelato molto più costoso rispetto alle stime iniziali e i suoi effetti sul debito pubblico si faranno sentire nei prossimi anni". Nell'analisi si fa presente che "il debito pubblico" in rapporto al Pil "continuerà ad aumentare nonostante una crescita nominale positiva e un deficit fiscale in diminuzione". Infine, nell'analisi dell'economista Nicola Nobile si legge anche che "il venir meno di tali incentivi significa che il settore edile costituirà un freno alla crescita" con investimenti nelle costruzioni residenziali post-bonus in calo del 20% nei prossimi tre anni". Per ora "i mercati finanziari rimangono calmi, dal momento che l'economia italiana ha mostrato una certa resilienza con una performance dopo la pandemia leggermente migliore della media dell'Eurozona", ma esiste anche il rischio che gli stessi mercati "non abbiano ancora colto l'impatto negativo che tali misure avranno sulle future dinamiche del debito". 

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