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Istat, con gli incentivi per R&S il costo d'investimento scende del 24%; per il '23 stimati investimenti per €16 mld

L'analisi è stata effettuata sull’universo delle società di capitali che compilano la dichiarazione dei redditi, riferendosi a un sottoinsieme di circa 900 mila imprese

20 Settembre 2023

Istat, prezzi abitazioni in crescita del 2% nel II° trimestre 2023, a Milano +3,1%, a Roma +0,4%

L'introduzione dei provvedimenti di incentivazione fiscale a favore delle imprese che investono in ricerca e sviluppo (R&S) adottati a partire dal 2015 ha determinato una riduzione del costo dell’investimento in R&S (intramuros) che raggiunge il 19% nel 2019 (vecchio regime) e sale al 24% dal 2023.

Per la R&S si sono spesi nel 2021 circa 26 miliardi di euro, il 3,8% in più dell’anno precedente. Cresce la spesa in R&S delle istituzioni pubbliche (+9,7%) e delle Università (+7,9%) e si mantiene costante l’incremento nelle istituzioni private non profit (+1,9%). Le imprese sembrano invece aver superato solo in parte la crisi pandemica: la spesa che hanno complessivamente sostenuto aumenta appena dell’1,1%.

Per il 2022 i dati preliminari indicano un peggioramento della spesa in R&S delle imprese (-2,9% rispetto al 2021), ma è stimata per il 2023 una ripresa in grado di riportare i valori di spesa a livelli superiori al 2021: secondo le previsioni la spesa delle imprese aumenterà raggiungendo il valore di circa 16 miliardi di euro (+5,2% rispetto al 2022).

Questi il risultato dell'ultimo report Istat, basato su un'analisi effettuata sull’universo delle società di capitali che compilano la dichiarazione dei redditi (circa 1.240.000 in ciascun periodo d’imposta) formato per l’85% da micro imprese (fino a 9 addetti) e per il 12% da imprese di piccole dimensioni (10-49 addetti). Le analisi presentate si riferiscono ad un sottoinsieme di circa 900 mila imprese, escludendo le imprese appartenenti al settore agricolo, finanziario, sanità, istruzione, nonché le imprese con fatturato negativo o nullo che non risultano attive o che non sono di nuova costituzione.

Negli anni entrambe le misure hanno subito numerose modifiche normative i cui effetti vengono evidenziati nell’analisi temporale. In particolare, il credito d’imposta per la R&S è stato commisurato all’incremento di spesa in R&S fino al 2019 e alla spesa totale a partire dal 2020, mentre il Patent box è completamente modificato a partire dal 2021.

L’ammontare complessivo (cumulato) del risparmio d’imposta per le imprese beneficiarie del credito d’imposta per la R&S e del Patent box sale dallo 0,04% del Pil nel 2015 allo 0,28% nel 2019, in flessione allo 0,18% nel 2020.

Sempre secondo il report, il credito d’imposta per la R&S si concentra nelle imprese manifatturiere che vedono un rafforzamento della loro quota (55%) nel 2020 (primo anno del nuovo regime) a scapito dei servizi. Le imprese piccole e piccolissime (fino a 50 addetti) sono i maggiori beneficiari del credito commisurato agli incrementi di spesa (2015-2019), mentre le imprese con almeno 50 addetti ottengono una quota maggioritaria (58%) del credito commisurato alla spesa totale (2020). Le imprese localizzate nel Mezzogiorno ricevono poi una quota crescente di risorse (24,9% nel 2020), beneficiando sia del meccanismo incrementale (2015-2019) sia del meccanismo basato sul volume di spesa con maggiorazione delle aliquote per le spese agevolate realizzate nel Mezzogiorno (2020).

Il Patent box favorisce invece le imprese con almeno 500 addetti e in egual misura manifattura e servizi. Si appropriano delle quote più elevate di risorse le imprese manifatturiere con bassa intensità di tecnologia, i servizi a bassa intensità di conoscenza (trasporti e magazzinaggio, attività immobiliari, viaggi, noleggio e leasing, ecc.) e le imprese manifatturiere con medio alta intensità tecnologica.

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