Nomine partecipate 2023, dal valzer al "tetris" tra Enel, Terna e FS, passando per Leonardo. Giochi fatti per Eni e Poste Italiane - ESCLUSIVA
Confermati Del Fante e Lasco in Poste Italiane e Descalzi in Eni, come anticipato dal Giornale d'Italia, con presidenze ancora in via di definizione. Ferraris saldo in FS ma permane l'ipotesi Enel, con Scaroni presidente, ed in tal caso Donnarumma rimarrebbe in Terna, non lasciando spazio a Foggia o Neri. In Leonardo persiste la corsa a tre tra Mariani, Profumo e Cingolani (che potrebbe dirottare su Enel), con Zafarana o Carta alla presidenza. Corradi a RFI o Trenitalia
Una Pasqua di passione per il Governo Meloni, che entro la prossima settimana dovrà sciogliere il nodo delle nomine pubbliche 2023. Come anticipato, le liste per i rinnovi dei CdA di cinque grandi partecipate, Enel, Eni, Terna, Poste Italiane e Leonardo saranno definite la settimana del 12 aprile.
Nomine partecipate 2023, Salvini punta a FS e RFI
A rendere sempre più complessa la partita, oltre a pressing esterni, c’è quello tutto interno alla maggioranza, con il Ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini che vorrebbe calare l'asso su Ferrovie dello Stato (oltre che su RFI, il cui CdA scade a fine aprile), dove arriveranno 24 miliardi del PNRR.
Luigi Ferraris, con il quale il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha un ottimo rapporto, rimane saldo alla guida di FS, per quanto rimane accreditata l'ipotesi di una sua nomina come CEO di Enel (dove aveva già ricoperto il ruolo di CFO) al posto di Francesco Starace, che si è detto però disponibile ad un quarto mandato. In tal caso, alla guida di FS potrebbe arrivare Roberto Tomasi, CEO di Autostrade (Aspi), molto vicino alla Lega. Ma, se lo scenario dovesse concretizzarsi, per la poltrona di FS potrebbe essere cooptato anche Massimo Bruno, Chief Corporate Affairs Officer del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane.
Luigi Corradi, attuale ad e dg di Trenitalia e uomo vicino alla Lega, va verso la riconferma o una più probabile ricollocazione alla guida di RFI (Rete Ferroviaria Italiana), società partecipata da Ferrovie dello Stato e con un ruolo strategico per le infrastrutture del Paese, tra le quali il Ponte sullo Stretto di Messina, in sostituzione di Vera Fiorani. L’esperienza del manager e la conoscenza della macchina delle Ferrovie dello Stato e dei progetti di ingegneria lo renderebbero favorito agli occhi di Salvini. In corsa anche Vincenzo Macello, vicedirettore di Rfi ed Umberto Lebruto, ad di Fs Sistemi Urbani.
Nomine partecipate 2023, il risiko per i rinnovi di Eni, Enel, Terna, Leonardo e Poste Italiane
Tuttavia in Enel persiste la candidatura forte di Stefano Donnarumma, attuale AD di Terna, già ospite di Atreju, favorito da Giorgia Meloni. Se lo scenario che vede Donnarumma a capo di Enel dovesse concretizzarsi, e Ferraris dovesse rimanere in FS, Terna potrebbe andare a Giuseppina Di Foggia, attuale ad di Nokia Italia, o ad Alessandra Neri (ex Enav), nelle grazie della premier Meloni, che tra l’altro aveva espresso: “Il punto non è quante donne ci sono nei Cda delle società partecipate, il punto è avere la prima donna amministratore delegato di una società pubblica ed è uno degli obiettivi di questo governo". Meno probabili Lucia Morselli, alla guida delle Acciaierie Italiane, e Stefania Pompili, ceo di Soprasteria.
Altra opzione possibile per Enel, nel caso Mariani dovesse spuntarla con Leonardo, l'arrivo di Cingolani. Sempre per Enel gira inoltre il nome di Paolo Gallo di Italgas (ed ex Acea). Per la presidenza di ENEL resta favorito Paolo Scaroni.
Su Poste Italiane, come già anticipato da il Giornale d'Italia, salvo stravolgimenti dell’ultima ora, confermati Matteo Del Fante nel ruolo di CEO e Giuseppe Lasco in quello di condirettore generale. Per la presidenza ci sono invece ancora trattative in corso, anche se resta l’ipotesi Carlo Fuortes, anche per liberare la gestione della RAI.
Per quanto riguarda Eni è certa la riconferma di Claudio Descalzi, come anticpato dal GdI. L’ipotesi Elisabetta Belloni alla presidenza resta sul tavolo, ma non pare che la manager abbia intenzione di lasciare i Servizi e si potrebbe decidere di non sconvolgere gli equilibri.
Per la poltrona di CEO di Leonardo persiste lo scenario della corsa a tre, come già anticipato da questa testata:
Lorenzo Mariani, oggi ai vertici di Mbda, l’ex Ministro del Governo Draghi Roberto Cingolani, e la riconferma di Alessandro Profumo. Cedere la guida di Leonardo a Cingolani non potrà tuttavia non aprire una crepa nei rapporti tra Meloni e il suo ministro della difesa Guido Crosetto, da tempo orientato ad assegnare la posizione a una figura di lunga esperienza nel mondo della difesa quale Mariani, su cui anche la Presidente del Consiglio è sempre stata d'accordo sin dai tempi della formazione del governo, come aveva già anticipato Il Giornale d'Italia. Altra possibile opzione, in caso di conferma di Mariani in Leonardo, Cingolani potrebbe dirigersi verso l'Enel.
Per la presidenza di Leonardo, l'ipotesi è di una riconferma di Luciano Carta o di un suo più probabile approdo in Terna, con Zafarana, già riconfermato al comando della GDF che salirebbe alla presidenza dell'ex Finmeccanica.
Resta sullo sfondo l’incognita Flavio Cattaneo, molto vicino alla maggioranza di governo, uomo di Fratelli d’Italia che però si è recentemente avvicinato alla Lega, anche partecipando all’ultima convention. Sullo sfondo anche i possibili attriti con le Assicurazioni Generali, in relazione alle quali aveva votato contro la riconferma di Donnet insieme a Caltagirone.