Settimana finanziaria
24 Dicembre 2022
Fonte: Borsa Italiana
FTSE Mib chiude in rialzo dello 0,8% la settimana prima della festività natalizia, con l’euro in ripresa sul dollaro (+0,4%). L’Europa festeggia il tonfo del prezzo del gas naturale, tornato ai livelli pre-conflitto, grazie al tetto comunitario deciso da Bruxelles. Il gas nelle ultime cinque sedute ha perso il 29,6% tornando a quotare intorno ai 90 euro al metro cubo. Ma è una festa un po’ in sordina: i mercati sono rimasti molto turbati dalle recenti mosse delle banche centrali. Hanno terminato poco mossi anche i listini europei come Francoforte, che ha chiuso i battenti in rialzo dello +0,3%. Parigi è salita +0,8%. Londra festeggia il Natale in positivo dell’ +1,9%, sperando che il 2023 inneschi un ciclo economico nuovo. Tra le altre materie prime vola il petrolio (+5,7% il Brent e +7,3% il Wti). L’oro termina il trimestre con un rally impressionante. Il 23 settembre il contratto future al Comex quotava 1640 dollari l’oncia, questa settimana ha chiuso a quota 1804.
Gli operatori del settore si stanno preparando a sostenere due sfide prioritarie per l’anno prossimo. Anticipare le strategie monetarie delle banche centrali nel 2023, in tema di inflazione. Che, quando scenderà, difficilmente potrebbe tornare a segnare i livelli pre-pandemia. La Fed sarà al centro dell’attenzione e il suo governatore potrà contare su un forte consenso. Qualcuno ritiene che Jerome Powell non rallenterà il passo della stretta monetaria, qualcuno invece ritiene che la Fed potrebbe interrompere i rialzi dei tassi all’inizio del 2023, dunque si potrebbe presto assistere a una stabilizzazione valutaria in Usa. Mentre in Europa la Bce è quasi certo che terrà in alto gli scudi per tutto l’anno. E che preferirà mantenere i tassi elevati per non trovarsi a dover gestire tempeste inattese. Per esempio le bolle speculative e gli tsunami in arrivo dal mondo delle criptovalute. Quest’anno la bancarotta di Ftx ha visto la sparizione nel nulla di un ingente volume di denaro, risparmi privati pari a 8 miliardi di dollari.
Ma i principali gestori e investitori sono preoccupati anche per altro: non sono certi di poter prevedere cosa succederà in tema di prezzi, soprattutto quelli dell’energia. Se la recessione sarà inevitabile, meglio stare pronti. Ecco perché tutti suggeriscono molta prudenza sulle obbligazioni. Questo mercato è quello più esposto alle batoste e richiederà più sangue freddo del solito a chi vorrà operare. Anche per coloro che pensano di proteggere i loro investimenti semplicemente comprando bond a lungo termine. Qualcuno si è accorto che le emissioni stanno diminuendo e i rendimenti pure? Sulla scia di queste riflessioni, molti preferiscono dunque azzardare qualche investimento su mercati emergenti indebitati in dollari. O meglio ancora su alcune azioni italiane, che potrebbero far bene anche in futuro. Grazie, anche, ai sostanziosi incoraggiamenti inseriti dal governo Meloni nella manovra.
Questa settimana, mentre il FTSE Mib chiude in rialzo dello 0,8% sono risultate in evidenza a Piazza Affari Saipem (+10,2%), Tenaris (+7,9%), Tim (+7,6%), Eni (+4,%) e Leonardo (+4%). Perdono terreno oltre a STMicroelecronics (-3,8%) Ferrari (-3,8%), Iveco (-3,5%), Campari (-2,3%) e Moncler (-2,2%). Ma se esaminiamo i prezzi dell’ultimo anno, non mancano le sorprese. Alcuni titoli, sempre poco strillati dai media, hanno realizzato performance a tre cifre. Per esempio D’Amico (+314,81%), Fope (+143%) e Casta Diva Group (+100,58%). Fope premia con rialzi che sfiorano il 500% chi ha saputo tener duro nell'ultimo quinquennio. Sono evidenti e di tutto rispetto anche le performance altissime di Saras (+98,80%), Autostrade Meridionali (+97,29%), Finlogic (+83,43%), Tenaris (+81,79%), Gismondi 1754 (+80,12%), Aedes (+70%), Algowatt (+53,94%), Repsol (+49,54).
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