08 Settembre 2022
fonte pexels
L'aumento del prezzo del pane che raggiungerà i 6 euro al chilo in tutt'Italia è una necessità che hanno i panettieri per far fronte all'aumento dell'elettricità. E con il blocco del grano la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare. Fino a questo momento il pane è costato dai 2,50 euro ai 3,50 euro in media fino a subire un radicale aumento dei prezzi da febbraio scorso, quando il grano cominciò a scarseggiare e l'aumento eccessivo della volatilità determinò la sospensione delle contrattazioni alla borsa del grano. Ciò determinò un aumento del 50% e poi del 100% del prezzo della materia prima che inevitabilmente si è già abbattuta sul consumatore.
Mimmo Filosa, presidente Unipan-Confcommercio (Unione dei panificatori) della Campania, portavoce delle organizzazioni di categoria, ha descritto una situazione insostenibile per i 5 mila panifici della regione: "A causa del caro energia, con bollette quintuplicate che rendono insostenibili i costi di gestione, le aziende si trovano di fronte all'alternativa di aumentare il prezzo del pane fino a 5-6 euro al chilo, un prezzo insopportabile per i consumatori in una regione a basso reddito come la Campania, oppure cessare l'attività". Per Filosa c'è necessità di ottenere nuovi ristori. Ma potrebbero davvero salvare le imprese se i precedenti contributi erogati dal governo non hanno determinato un sostanziale cambio di rotta? In molti sono falliti pur percependo i fondi che sono serviti soltanto a pagare le bollette e l'affitto, benché non ci trovassimo ancora in tempo di caro energia.
Filosa ha poi sottolineato che "senza interventi immediati di ristoro alle imprese la sospensione dell'attività, che mette a rischio oltre 30000 posti di lavoro, sarà una scelta obbligata".
Il pane a 6 euro al chilo è un indice di sofferenza essendo una materia prima. Infatti in alcune regioni a basso reddito potrebbe costituire una spesa eccessiva. Se dovesse esserci nuovamente il blocco del grano a questo aumento dovuto al caro energia potrebbe affiancarsi un ulteriore aumento dovuto alla scarsità di materia prima. In quel caso il prezzo del pane al consumo potrebbe addirittura arrivare a 12 euro, rispetto ai 2 euro precedenti alla guerra in Ucraina.
Russia e Ucraina insieme garantivano un terzo della produzione mondiale di grano e mais. Già prima del conflitto l'indice FAO indicava un prezzo della materia prima ai massimi storici. Ed era ancora gennaio 2022 e, in quel mese, i prezzi dei cereali erano aumentati del 12,5% rispetto allo stesso mese del 2021.
L'Italia importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di lavorazioni farinacee, molte delle quali sono simbolo nel mondo della gastronomia italiana come la pasta e la pizza.
Solo nel 2021 il nostro paese ha importato oltre 120 milioni di chili di grano dall'Ucraina e circa 100 milioni di chili di grano dalla Russia. Per quanto riguarda il grano potremmo essere indipendenti (attraverso una cooperazione europea), ma in realtà la nostra dipendenza dall'estero è aumentata, visto che la produzione italiana è passata da 543 mila ettari a 500 mila ettari. Attualmente l'Italia produce 2,87 milioni di tonnellate.
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