10 Novembre 2021
Dal Rapporto Cerved PMI 2021 è uscito un quadro abbastanza positivo per le PMI italiane: nonostante gli effetti della crisi pandemica, nel complesso si sono dimostrate resilienti. Entro il 2022 torneranno oltre i livelli pre-Covid, ma sarà necessario accelerare in modo strutturale il ritmo di crescita, sfruttando il PNRR e concentrando le risorse sulle imprese a maggiore potenziale di crescita. Il rapporto Cerved, giunto all’ottava edizione, è stato presentato oggi nell’ambito di Osservitalia.
L’analisi riguarda le 160 mila società di capitale che rispettano i requisiti europei di PMI (10-250 addetti e 2-50 milioni di euro di ricavi) e che danno lavoro a 4,5 milioni di addetti. I dati del rapporto indicano che i ricavi sono scesi fra ’19 e ’20 dell’8,8%, con effetti più intensi per le piccole imprese (-9,2% per quelle con 10-50 addetti). La redditività lorda è calata del 14%, con punte del 67% per quelle che hanno subito gli impatti più intensi del Covid. È più che raddoppiato il numero di PMI che ha chiuso l’esercizio in perdita, dal 16% del totale nel 2019 al 33% nel 2020.
“Nonostante questo shock, con cali dei ricavi che hanno toccato punte del 60% nei comparti turismo e ospitalità - afferma Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved - le PMI hanno dimostrato una buona tenuta finanziaria. Sono stati decisivi provvedimenti emergenziali, come i prestiti garantiti e le moratorie, e la fase di rafforzamento patrimoniale che ha preceduto il Covid”.
Le PMI hanno superato velocemente i problemi di liquidità, con la quota di fatture non pagate che a giugno 2021 (26%) è risultata addirittura più bassa rispetto al periodo pre-Covid (28%). I fallimenti sono su livelli storicamente bassi, ma il rischio di default delle PMI è comunque aumentato, con circa 44 miliardi di debiti finanziari nei bilanci di imprese fragili (22 miliardi nel 2019). Il rischio rimane alto soprattutto nei settori più colpiti dalla pandemia, in cui i mancati pagamenti rimangono a livelli critici: a giugno 2021, 80% di fatture non saldate per le fiere e convegni, 70% per la cinematografia, 56% per le agenzie di viaggio, 44% per gli alberghi a fronte di una media del 26%.
“Secondo le nostre analisi, entro il 2022 le PMI torneranno ai livelli del 2019 – prosegue Mignanelli -, ma già prima del Covid la produttività era stagnante e i tassi di crescita bassi. È necessario rafforzare con capitali le imprese con buone prospettive ma in difficoltà finanziaria, mirando a finanziare i processi di trasformazione digitale e sostenibile”.
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