ARTE Generali, arte italiana contemporanea all'estero: su 76 musei presente in 61 collezioni permanenti
Presentato il rapporto “Quanto è (ri)conosciuta l’arte italiana all’estero”. Franceschini, Ministro della Cultura: "È fondamentale sostenere l’arte contemporanea italiana e promuoverla a livello internazionale, soprattutto dopo le difficoltà causate a questo settore dalla pandemia. Si tratta ora di fare un investimento strutturale"
L'arte italiana all'estero è molto visibile: su 76 musei esteri è presente in 61 collezioni permanenti. Sono 51 i nomi degli artisti contemporanei - nati cioè dopo il 1960 - su cui si concentra l'attenzione internazionale. È quanto emerge dal rapporto “Quanto è (ri)conosciuta l’arte italiana all’estero” dello studio BBS-Lombard in collaborazione con ARTE Generali.
Il rapporto, per il quale sono stati intervistati 24 curatori italiani e analizzati con l’intelligenza artificiale oltre 230.000 artisti, 30.000 musei e 3.600 città, è stato presentato oggi al Palazzo Bonaparte di Roma alla presenza di Dario Franceschini, Ministro della Cultura, e Marco Sesana, Country Manager e Ceo di Generali Italia e Global Business Lines.
“È fondamentale sostenere l’arte contemporanea italiana e promuoverla a livello internazionale, soprattutto dopo le difficoltà causate a questo settore dalla pandemia", ha commentato Franceschini. "Si tratta ora di fare un investimento strutturale e il rapporto presentato oggi è importante perché offre una fotografia dei dati della produzione artistica contemporanea del nostro Paese: uno strumento utile per monitorare, comprendere e approfondire i mutamenti di questo settore”.
Franceschini, MiC: "Italia contemporanea ricca di talenti, dobbiamo investire di più"
Il Ministro Dario Franceschini a Il Giornale d'Italia: "L’errore che è stato fatto troppe volte in passato è stato di pensare solo al patrimonio e non a investire nel presente e nell’Italia contemporanea che è ricca di talenti"
“È fondamentale sostenere l’arte contemporanea italiana e promuoverla a livello internazionale, soprattutto dopo le difficoltà causate a questo settore dalla pandemia. Si tratta ora di fare un investimento strutturale e il rapporto presentato oggi è importante perché offre una fotografia dei dati della produzione artistica contemporanea del nostro Paese: uno strumento utile per monitorare, comprendere e approfondire i mutamenti di questo settore”.
Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini, nel corso della presentazione del rapporto "Quanto è (ri)conosciuta all'estero l'arte contemporanea italiana?" realizzato da un team indipendente di esperti con il contributo di Arte Generali.
“Inspiegabilmente - ha aggiunto Franceschini - negli ultimi 70 anni abbiamo investito molto poco nei talenti dell’arte contemporanea nonostante l’Italia abbia straordinari e formidabili maestri. Questo è stato un gravissimo errore perché la creatività italiana non è solo nel passato".
Quanto poi al recente intervento a favore degli artisti ucraini, il Ministro ha ricordato che il MiC "ha destinato due milioni di euro attraverso 20 fondazioni culturali (le 14 lirico-sinfoniche, la Biennale, la Triennale, la Quadriennale, il Maxxi, il Museo Egizio e il Centro sperimentale dì cinematografia) per ospitare artisti ucraini con residenze d'artista. Sono persone che stanno fuggendo dalla guerra e che devono essere sostenute" ha concluso Franceschini.
Marco Sesana: "Arte e cultura sono una risorsa decisiva e strategica per la ripresa"
“Come Partner di Vita delle persone e della comunità riconosciamo nel patrimonio culturale e artistico italiano un immenso valore, come elemento fondante dell’identità del Paese, come motore che genera emozioni capaci di unire le persone e come risorsa decisiva e strategica per i giovani e per le generazioni future", ha detto Sesana. "Come confermano gli investimenti previsti dal PNRR, arte e cultura sono una risorsa decisiva e strategica per la ripresa. Per questo oggi siamo felici di contribuire a presentare questo il primo report nato con l’obiettivo di monitorare la visibilità degli artisti italiani contemporanei a livello internazionale e di mappare in quali contesti si muovono. In qualità di assicuratore il nostro compito è quello di proteggere: proteggiamo le opere d’arte, con Arte Generali, la business unit dedicata ai collezionisti d’arte e alle istituzioni museali a livello globale attraverso soluzioni assicurative; proteggiamo le emozioni, con Valore Cultura, il progetto di Generali Italia che si impegna a sostenere l’arte e la cultura per renderle accessibili a un pubblico sempre più ampio. Riapriamo alla comunità anche Palazzo Bonaparte nello spirito di Valore Cultura che valorizza la comunità e i territori”.
Generali, Sciacca: "L'arte ha la capacità di creare un ecosistema che valorizza il territorio"
Generali, Sciacca: "L'arte ha la capacità di creare un ecosistema che valorizza il territorio"
Lucia Sciacca, Direttore Comunicazione e Social Responsibility Generali Country Italia e Global Business Lines, a Il Giornale d'Italia:
"Valore Cultura è un progetto che nasce cinque anni fa con l'obiettivo di rendere l'arte e la cultura accessibile a un pubblico sempre più vasto. Un progetto che in questi primi cinque anni ci ha dato molte soddisfazioni perché siamo riusciti a coinvolgere oltre cinque milioni di persone grazie alla collaborazione con le istituzioni".
"Siamo a Palazzo Bonaparte, il primo centro Valore Cultura in Italia, nasce dalla collaborazione con Arthemisia, un operatore di eccellenza con cui abbiamo condiviso l'obiettivo comune dell'accessibilità. Oggi ci siamo chiesti come possiamo spingere gli artisti giovani che oggi sono meno conosciuti all'estero".
"Il momento artistico ha la capacità di creare un ecosistema intorno che valorizza il territorio. Ovviamente c'è bisogno anche di altre strutture ma è un aggregatore di persone e potenzialità".
Italo Carli Head of Arte Generali: “Il pubblico e il privato devono lavorare insieme per promuovere gli artisti”
Italo Carli Head of Arte Generali a Il Giornale d’Italia: “Da questo rapporto emerge che l’arte italiana ha bisogno di fare sistema, perché manca un po’ supporto agli artisti emergenti. Questo deve essere promosso non solo dalle gallerie, ma anche dagli spazi culturali e museali. Questo è il sistema che deve aiutare a promuovere gli artisti in Italia, gli altri paesi già lo fanno, in maniera più organizzata”.
“Nel modello di Los Angeles con cui ci siamo confrontati c’è sicuramente il livello del privato, infatti nella mentalità americana è il privato a investire nella ricerca. Nel nostro mondo europeo siamo abituati a pensare sia il pubblico a dover fare questa iniziativa. Il pubblico e il privato possono e devono lavorare insieme, che è quello che ci manca. Le gallerie rischiano e promuovono i giovani, ma poi non trovano supporto dal resto delle strutture”.
“Oggi ci sono molte iniziative singole positive ed esempi di riferimento a livello mondiale, però sono singole e non sono mai state raccontate insieme. Con questo report abbiamo voluto fornire una foto ed iniziare ad avere dei parametri per confrontaci e capire come migliorare”.
“La cultura valorizza il territorio, è un valore emotivo e di passione, ma anche di valore economico. Tra gli artisti italiani c’è un fenomeno che si chiama Cattelan, poi ce ne sono alcuni altri ma sono comunque pochi: quello che manca è il percorso per arrivare lì. Anche in questo caso si tratta di singoli campioni e non il risultato di un modello”.
“Guardando il genere, ci accorgeremo che mancano donne tra gli artisti. Nonostante questo, stanno arrivando dei segnali molto interessanti: guardando gli artisti emergenti, la quota rosa inizia ad essere più importante e riconosciuta”.
Marilena Pirrelli: "Guerra in Ucraina, no all’embargo culturale. La cultura non va censurata"
VIDEO- Marilena Pirrelli: "Guerra in Ucraina, no all’embargo culturale. La cultura non va censurata"
Marilena Pirrelli, esperta d'arte, in occasione della presentazione del report “Quanto è (ri)conosciuta l’arte italiana all’estero” ha sottolineato a Il Giornale d'Italia: “E’ un anno che ci lavoriamo, la fame è venuta mangiando perché il progetto si è allargato in questo anno di studio. L’arte contemporanea è un ecosistema che ha bisogno di una struttura e di una cabina di regia. In questo studio abbiamo paragonato gli artisti contemporanei italiani con quelli di altri Paesi e abbiamo visto che gli artisti nati nel 2000, quindi quelli nati dopo il 1960, battevano in asta gli artisti francesi e tedeschi, nel 2021 i francesi come fatturato totali li superavano di 8 volte, i tedeschi di 5.”
“C’è stato un buco e una mancanza di regia. Il ministero degli esteri deve dialogare con quello della cultura per far si che gli artisti italiani vengano sostenuti. C’è da costruire un ecosistema anche in Italia.
Per noi l’arte è un dialogo, ricerca e comunità, arte di strada. Più che mai c’è bisogno di arte che metta in dialogo con altre culture e che non ritiri le opere dall’Ermitage da Roma e Milano, ma che riapra alla possibilità di scambio.
No all’embargo culturale, sono contraria. Pensiamo parimenti agli artisti ucraini e russi impegnati in una battaglia culturale di apertura e di dialogo che stanno soffrendo una chiusura e anche una censura. La cultura non deve essere censurata, poi ogni caso va analizzato. Certamente non approvo artisti che stanno sostenendo Putin”.
Vittorio Sgarbi: "Guerra Ucraina, mercato arte paralizzato ma artisti contemporanei italiani possono farsi notare"
Vittorio Sgarbi a Il Giornale d'Italia:
"L'arte italiana all'estero non esiste se non per alcuni episodi nel corso del '900 che hanno accreditato gli artisti proprio perché conosciuti all'estero".
"L'estero è il luogo dove gli artisti italiani acquistano la loro credibilità. Però questo è avvenuto in modo del tutto episodico. Non esiste la versione estera di noi, c'è stata un'emigrazione che ha portato al riconoscimento di alcuni".
"L'arte in questo momento è paralizzata e può solo alzare un grido di dolore contro la guerra. Lo farò io tra qualche giorno in Campidoglio con Canova. Questa paralisi può forse favorire gli artisti contemporanei".
Nasce il primo rapporto sul riconoscimento dell’arte contemporanea italiana all’estero: la fotografia attuale
La prima edizione del report ha come oggetto di analisi il funzionamento del sistema di sostegno alla produzione artistica contemporanea nel nostro Paese. L’obiettivo dello studio, da intendersi come primo passo verso gli approfondimenti che verranno, mira a stimolare il dialogo, fissare nuovi traguardi e individuare possibilità di integrazione nel sistema internazionale dell’arte. Un primo passo verso una maggiore comprensione del comparto e uno strumento per gli attori coinvolti per fare rete. Lo studio si focalizza sugli artisti nati dopo il 1960, analizzando la presenza delle loro opere nei principali luoghi istituzionali e commerciali del contemporaneo internazionale negli ultimi 10-20 anni. Il report è diviso in due parti: la prima contiene una serie di interviste a 24 curatori e direttori museali sulle potenzialità del sistema dell’arte italiano; la seconda è dedicata all’analisi dei dati e alla mappatura della presenza dell’arte italiana all’estero.
Dalle risposte alle interviste ai 24 curatori emergono i nomi sui quali si concentra l’attenzione internazionale. A partire da Maurizio Cattelan, seguito da Francesco Vezzoli, Monica Bonvicini, Enrico David, Paola Pivi, Tatiana Trouvé, Roberto Cuoghi, Rosa Barba. Oltre alla qualità del loro lavoro, gli intervistati ritengono che l’esperienza di studio e lavoro all’estero conferisca visibilità e contribuisca a costruire e consolidare una rete di rapporti con curatori, gallerie e musei.
Nella mappa dei musei internazionali l’arte italiana contemporanea risulta ben visibile. Su 76 musei esteri esaminati è presente in 61 collezioni permanenti, ma nel dettaglio sono 51 i nomi che ricorrono degli artisti nati dopo il 1960. Un dato interessante emerge dall’analisi delle principali manifestazioni, come la Biennale di Venezia e Documenta. Il numero di artisti contemporanei italiani esposti è aumentato nelle edizioni dirette da curatori che conoscono molto bene la scena artistica nazionale. Infatti, se tra il 2007 e il 2019 la presenza degli italiani nelle Esposizioni internazionali in laguna si aggirava intorno al 5%, quest’anno sale al 12%. Stesso discorso per Documenta, che dal 1987 al 2022 ha registrato una media del 3% di presenze; solo nelle edizioni del 1992 e del 2012 ha sfiorato il 7%. Nelle tre edizioni di 18 biennali internazionali il numero totale di italiani è pari solamente a 29 artisti.
Per quanto riguarda le gallerie internazionali, su 831 operatori analizzati, 135 rappresentano complessivamente 137 artisti italiani della generazione post 1960, ovvero il 16,2% delle gallerie rappresenta almeno un artista italiano contemporaneo. Emerge, tuttavia, che sono le gallerie fondate da italiani all’estero o con una storica relazione con l’Italia a investire di più sui contemporanei italiani.
In termini di copertura mediatica, dall’analisi di Articker su 5 milioni di articoli analizzati esaminati nel 2021, risulta che gli artisti italiani rappresentano attualmente il 7% della copertura globale sull’arte di ogni periodo, piazzandosi al quinto posto dopo gli artisti americani, cinesi, inglesi e francesi, ma prima di tedeschi, spagnoli, olandesi e giapponesi. Una percentuale in cui la forza mediatica dei maestri antichi e di Maurizio Cattelan ha il suo peso. Si riduce all’1,9% se si considerano solo i contemporanei.
L’evidenza del riconoscimento economico del sistema italiano trova riscontro nei risultati d’asta. Mentre le Italian Sales di Christie’s e Sotheby’s a Londra negli ultimi 20 anni hanno rafforzato il mercato internazionale dei maestri del dopoguerra con Spazialismo, Arte Povera e Transavanguardia, gli artisti nati dopo il 1960 offerti sono stati in tutto dieci con un fatturato complessivo pari a 1,7 milioni di sterline da Christie’s e 1,4 milioni da Sotheby’s. Allargando lo sguardo alla circolazione degli artisti italiani contemporanei nel segmento delle aste mondiali, risulta rarefatta anche nel confronto con i colleghi francesi e tedeschi della stessa generazione: se nel 2000 il volume d’affari realizzato dagli artisti italiani era superiore a quello conseguito dai francesi e dai tedeschi, nel 2021 la situazione si è capovolta e il volume d’affari raggiunto dai francesi supera sette volte quello degli italiani, così come quello dei tedeschi, che è pari a cinque volte quello degli italiani.