Premio Strega, Roberto Venturini racconta " L'anno che a Roma fu due volte Natale"
L'autore al Giornale d'Italia: " Attingo dalla subcultura pop, dalla commedia all'italiana anni Settanta e dalla scrittura giovanile anni Novanta"
Grottesco, paradossale, ironico, surreale e malinconico: un amalgama impeccabile quello che compone il nuovo volume di Roberto Venturini, edito da SEM.
Con i suoi personaggi l'autore riesce a suscitare emozioni contrastanti, dal riso allo sconforto, che conducono infine verso un'anime e accorato abbraccio della condizione umana sotto l'egida di un'onnipresente nostalgia.
Il racconto si svolge sul litorale romano, a Villaggio Tognazzi. Una casa logora, abitata da scarafaggi e da oggetti ammassati; vive qui l'inerte Alfreda, che mai è riuscita a far pace con l'improvvisa morte del marito, il quale un giorno uscì in mare per una battuta di pesca senza fare più ritorno. All'infinità di quella massa acquosa ella affida il suo sconfinato dolore, perché mai il mare le restituì il corpo amato. Da allora come una naufraga ella accumula gli oggetti che riaffiorano dall'oceano del passato, dimenticandosi completamente del presente, che è tutto sulle spalle del figlio Marco, sempre più insicuro e drogato.
L'autore racconta con un' amara ironia le scene di quella vita familiare normale e insieme terribile, sulla quale si agita lo spettro di un'imminente sfratto. L'Ufficio di Igiene diventa il simbolo di un processo del lutto che non riesce a compiersi: bisogna dimenticare per andare avanti, staccare la propria libido da quegli oggetti perduti, renderla infine libera.
Ma questo per Alfreda è possibile solo attraverso una catarsi paradossale e delirante: Sandra Mondaini le appare in sogno e si dice sofferente per la “separazione” dal marito Raimondo Vianello, che riposa a Roma mentre lei è sepolta a Milano.
Quel mancato ricongiungimento di corpi diventa il simbolo del dolore di Alfreda, la quale finisce per persuadere il figlio a trafugare la salma di Raimondo dal Verano e portarla al cimitero di Lambrate, da Sandra.
Dopo le prime resistenze, Marco getta le basi del piano, aiutato da Carlo, un vecchio pescatore, e da Er Donna, il travestito più ambito della Pontina.
Attraverso una serie di adynaton figurati l'autore riesce a condurci sulle sponde dell'assurdità e dell'illogicità dell'esistenza, la quale chiede di essere sviscerata proprio attraverso il motto di spirito, il riaffiorare di una materia inconscia che è pop nella misura in cui ella necessità di acquisire un senso collettivo.
Nel romanzo domina la commistione tra vita vera e vita dello spettacolo, che va in un certo senso a sviscerare le vicissitudini di esistenze sicuramente drammatiche, anche se raccontate attraverso un velo ironico. Quali sono le fonti dalle quali ha attinto?
Una delle mie più grandi passioni è sicuramente la commedia all'italiana degli anni Settanta, quella interpretata da registi come Scola, Ferreri, Risi. In questi registi è forte la caratteristica del grottesco: nelle loro opere c'è una forma di ironia che è a tutti gli effetti la sublimazione di una disperazione: quelle commedia lasciano sempre l'amaro in bocca, ed è una caratteristica che amo particolarmente.
La cultura pop non viene spesso assorbita all'interno della letteratura contemporanea italiana: domina un pò l'idea che si tratti di una cultura bassa. Eppure McLuhan aveva già profetizzato che ci sarebbe stato un cortocircuito tra queste due culture, grazie ai nuovi canali di comunicazioni. Cosa ne pensa?
Assolutamente. Tra le altre cose nella mia vita mi sono appassionato tantissimo alla scrittura giovanile anni Novanta. Mi ha particolarmente interessato tutta quella operazione che andò sotto l'etichetta di "Antologia Cannibale": qui i riferimenti alla subcultura degli anni Novanta sono presentissimi, come il linguaggio della merce, della pubblicità, della televisione.
Mi sono interessato a quella produzione letteraria e ho cercato di attualizzarla perché infondo i miei personaggi conservano del passato tutto quell'immaginario che appartiene alla subcultura pop, la quale si fa paradigma del loro immaginario emotivo.
Da questo punto di vista ho senz'altro attinto dall'esperienza della scrittura per l'audiovisivo: il mio primo romanzo ("Tutte le ragazze con una certa cultura hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in camera") è stato prima un racconto breve che è diventata poi una serie televisiva per il web, per tornare infine alla sua collocazione originaria, ovvero la narrativa. Quella esperienza è stata molto importante perché quel medium mi ha influenzato.
Cinque anni fa le "pillole" che andavano sul web erano un vero e proprio fenomeno e là avviene questo cortocircuito, attraverso il riferimento a una continua similitudine 2.0: la citazione continua di un emozione attraverso la citazione dell'espediente, che può essere cinematografico. Faccio un esempio. Il collettivo The Pills in una di queste pillole mette in scena un dialogo tra due personaggi dove uno di essi, per spiegare l'evento tragico della morte del padre, dice:" mi sò sentito
come quando a Simba gli è morto il padre". E' un'immagine che arriva a tutti perché riaffiora da un immaginario che ci portiamo dentro.
L' ultima immagine che ha evocato suscita ancora una volta il sentimento della nostalgia, presentissimo nel suo romanzo. Leggendolo si ha la sensazione di un continuo precipitare nel grottesco, fin quando si arriva al momento del ratto della salma di Vianello. Ma cosa simboleggia?
Una tematica centrale nel romanzo è la perdita. I protagonisti di fatto sono dei nostalgici, e quando la perdita non viene metabolizza allora l'assenza si fa vuoto. Nel caso della protagonista essa viene riempita da oggetti; In più Alfreda non ha mai ritrovato il corpo non lo ha mai ritrovato.
Durante il caos della crisi psichica emergono simboli di natura unificatrice ecco perché riaffiora, essendo questo un romanzo psico-pop, il simbolo per eccellenza di unione coniugale nazional-popolare: la coppia Sandra Mondaini e Raimondo Vianello.
Attorno alla volontà da parte della protagonista di unificare i corpi dei due attori c'è l'empatia che ella sente verso la Mondaini.
Vi è quindi anche un pò l'idea dell'idolo.
Si esatto. Avviene a tutti gli effetti una sorta di suggestione collettiva che spinge al compimento di questo atto macabro, che però non ha un movente orribile, divenendo così un atto fortemente simbolico.
Roberto Venturini nato nel 1983 a Roma. È autore, soggettista e sceneggiatore della pluripremiata serie web che ha ispirato il suo fortunato esordio letterario: "Tutte le ragazze con una certa cultura hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in camera" (SEM, 2017), vincitore del Premio Bagutta Opera Prima.
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