Strage bus Mestre, chiusa inchiesta su incidente che causò 22 morti e 14 feriti: 7 dirigenti comunali accusati di omicidio, crollo colposo e lesioni
Sette persone, all'epoca dei fatti tutti dirigenti presso il Comune di Venezia, sono state accusate di "negligenza, imprudenza e imperizia" per non aver operato le corrette misure di controllo e manutenzione al guardrail
Sette dirigenti comunali indagati per omicidio colposo, crollo colposo e lesioni colpose e stradali: è questo l'esito dell'inchiesta chiusa oggi, 5 dicembre, dalla Procura di Venezia sulla strage che si verificò, nell'ottobre del 2023, con la caduta di un bus dal cavalcavia superiore di Marghera (Venezia).
Strage bus Mestre, chiusa inchiesta su incidente che causò 22 morti e 14 feriti: 7 dirigenti comunali accusati di omicidio, crollo colposo e lesioni
La Procura di Venezia è infine arrivata ad un svolta sul caso del autobus elettrico che, nella tarda serata di martedì 3 ottobre 2023, precipitò dal cavalcavia di via dell'Elettricità a Marghera, in provincia di Venezia, causando la morte di 22 persone e il ferimento di altri 14 passeggeri. L'inchiesta è stata chiusa a carico di sette dirigenti comunali, accusati a vario titolo di omicidio colposo, lesioni colpose e stradali e crollo colposo. Tra gli indagati non compare il nome dell'amministratore delegato della società La Linea Massimo Fiorese, per il quale invece i pm potrebbero chiedere l'archiviazione.
Lo step successivo dell'iter processuale dovrebbe ora puntare ad una richiesta di rinvio a giudizio per i sette indagati coinvolti, che, all'epoca dei fatti, erano tutti dirigenti presso il Comune di Venezia. Nell'avviso di chiusura delle indagini si assume che gli indagati "omettevano di operare i controlli sul cosiddetto nuovo cavalcavia di Venezia (strada di proprietà del Comune a elevato carico di traffico in quanto arteria fondamentale di accesso alla città) circa l'efficienza tecnica della strada e delle sue pertinenze, e di porre in essere interventi atti ad assicurare uno stato di efficienza delle barriere di sicurezza e condizione di continuità dei dispositivi di ritenuta stradale rispetto al pericolo di caduta di mezzi dall'alto del cavalcavia e, comunque, la mitigazione del rischio". Non solo ai sette dirigenti viene dunque imputato di aver contribuito a "cagionare un disastro", ma appunto di non aver messo in sicurezza il varco del guardrail operando con "negligenza, imprudenza e imperizia".
Dunque: mancati controlli, mancata manutenzione, e mancata messa in sicurezza, circostanze che hanno mantenuto "una situazione di pericolo strutturale". La sera del 3 ottobre 2023 il mezzo cadde da un'altezza di 30 metri sul sedime ferroviario a ridosso della strada. Subito dopo l'impatto, l'autobus elettrico prese fuoco, circostanza che contribuì a peggiorare ulteriormente il bilancio delle vittime. Tra le prime ipotesi c'era stata quella del malore improvviso del conducente.