Se il mestiere della stampa, e quindi dell’informazione più in generale, deve essere quello di “cane da guardia” nei confronti del potere in tutte le sue manifestazioni, non si capisce perché l’evoluzione del settore sembra in qualche modo prescindere dal concetto di giornalista e di notizia.
Hanno cominciato i telegiornali a fare a meno delle notizie: da quanti anni un tg non fa uno scoop, non conduce una inchiesta su più giorni, in più puntate? In genere, i tg si limitano a qualche intervista concordata e poi ripetono quanto letto sulle agenzie stampa o sui quotidiani del giorno prima. Stop.
Poi è arrivato il web. Che all’inizio ha provato a trasferire in rete il concetto di redazione, di notizie esclusive. Anche se poi, lentamente, alcuni dei modelli che si sono più affermati prescindono dal concetto di notizia, e si affidano invece all’approfondimento di cose lette di solito sui vecchi e polverosi quotidiani cartacei.
Basti pensare, ad esempio, a Il Post o a Will. O ai mille podcast, compresi quelli di rassegne stampa. Non si cercano notizie, ma si prova a distribuire meglio sulle piattaforme digitali e a spiegare con linguaggi più appropriati per Internet qualcosa che da giorni gira già sui media (magari qualche testata inglese, statunitense o tedesca) grazie al lavoro dei giornalisti di agenzie stampa, quotidiani cartacei, di qualche trasmissione televisiva (Report e poche altre) e di alcune testate on line. Si riciccia in bella copia il lavoro di altri, si producono video o grafiche accattivanti su dati scovati da giornalisti.
Ora, viene da chiedersi: se il lavoro giornalistico è ritenuto sempre meno importante, se le case editrici privilegiano i social media manager, i produttori di contenuti un po’ a prescindere dalla qualità del contenuto, se si guardano i trend di Google per decidere di cosa parlare e come farlo, quale sarà il futuro?
Perché forse non a tutti è chiaro che senza gli ingredienti di partenza, le notizie e le inchieste prodotti sempre dalle solite vecchie e polverose agenzie stampa, dai quotidiani cartacei, da Report e da poche testate on line, anche tutto il resto crolla.
Se non ci sono più i giornalisti a trovare le notizie e dettare l’agenda, quali caroselli di foto, quali reel, quali podcast, quali post verranno prodotti dai vari nuovi protagonisti delle news? Con una informazione svuotata di contenuti e, in ultima analisi, di senso.
Di Stefano Bastoni