Ha trasformato la vita di una donna, con cui aveva avuto una breve relazione sentimentale, in un vero inferno, come lui stesso l’aveva minacciata quando lei aveva scelto di troncare. Per questo un genovese di 64 anni che di lavoro fa l’agente di commercio nel settore alimentare è stato rinviato a giudizio dalla gip Angela Nutini per stalking aggravato e revenge porn. In messaggi e telefonate diceva alla vittima “sono come Lucifero, ti farò tanta pubblicità e trasformerò la tua vita in un inferno”. E così, secondo l'accusa, ha fatto.
Per mesi e mesi ne ha fatte davvero di tutte alla donna che lo aveva lasciato: ha spedito anonimamente a parenti e amici, tra cui l'ex marito e figlio di lei, buste anonime con foto di lei nuda, corredate da veri e propri curriculum sulle prestazioni sessuali, diffondendo anche il suo numero di telefono allegato alle foto, tanto che la donna una volta era stata chiamata da uno sconosciuto che l’aveva contattata pensando che fosse una escort. Ha messo foto e messaggi sui tergicristalli delle auto, ha scritto al datore di lavoro della malcapitata e inviato anche preservativi usati. In un’occasione però ha commesso un errore: perché una delle foto inviate era stata scattata proprio a casa sua. Così l’inchiesta, aperta dopo la denuncia della donna ha subito un’accelerata e il sessantaquattrenne è stato individuato ed è finito a giudizio.
Ed è anche grazie alla perseveranza dei legali e al coraggio della vittima se si è arrivati a stoppare quella persecuzione. La donna ha depositato in Procura più di una segnalazione, nel corso del tempo. Ma solo dopo varie integrazioni alla denuncia e un susseguirsi di episodi inquietanti, la sostituta procuratrice Paola Crispo, titolare del fascicolo, ha ritenuto vi fossero sufficienti elementi per iscrivere l’uomo nel registro degli indagati. E quando il sessantaquattrenne ha ricevuto l’informazione di garanzia, ogni assillo o minaccia si è fermata. La cinquantenne e l’uomo si erano conosciuti dopo la fine del matrimonio della donna. Era stata lei, ad un tratto, a interrompere la relazione. Una fine che, però, era diventata l’inizio di un accanimento crescente nei suoi confronti. Un giorno era stata convocata dal suo datore di lavoro, dopo che in ufficio era stata recapitata una lettera nella quale la donna veniva dileggiata con finto curriculum infarcito di insulti sessisti e alla quale era allegata una sua foto intima. Al figlio poi era stata recapitata una missiva anche quella piena di insulti sulla madre.