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Villa Pamphili, Kaufmann in confusione nel carcere di Rebibbia: “Non capisco perché sono qui, voglio il mio cuscino, altri detenuti urlano”

Dal suo arrivo, Kaufmann ha sempre mantenuto il silenzio. Anche martedì scorso, davanti al Gip Flavia Costantini per l’interrogatorio di garanzia, ha scelto di non rispondere alle domande

17 Luglio 2025

Villa Pamphili, Kaufmann in confusione nel carcere di Rebibbia: “Non capisco perché sono qui, voglio il mio cuscino, altri detenuti urlano”

Sono innocente, il tribunale lo riconoscerà”, dice dal reparto psichiatrico G6 di Rebibbia Francis Kaufman, accusato del duplice omicidio della compagna Anastasia Trofimova e della piccola Andromeda. “Voglio il mio cuscino”, avrebbe detto al personale penitenziario. È in isolamento e intorno a lui, racconta, “altri detenuti urlano”.

Villa Pamphili, Kaufmann in confusione nel carcere di Rebibbia: “Non capisco perché sono qui, voglio il mio cuscino, altri detenuti urlano”

Arrivato lo scorso venerdì a Rebibbia dopo l’estradizione dalla Grecia, Francis Kaufmann, 46 anni, cittadino statunitense, è ora detenuto in isolamento nella sezione psichiatrica del carcere romano di Rebibbia. L’accusa è tra le più gravi: avrebbe ucciso la compagna Anastasia Trofimova e la figlia di pochi mesi, Andromeda, abbandonandone poi i corpi a Villa Pamphili.

Dal suo arrivo, però, Kaufmann ha mantenuto il silenzio. Anche martedì scorso, davanti al Gip Flavia Costantini per l’interrogatorio di garanzia, ha scelto di non rispondere alle domande. Rimangono dunque senza chiarimento i numerosi interrogativi legati al duplice delitto, la cui dinamica e movente restano ancora da ricostruire con precisione.

Nel frattempo, nella giornata di mercoledì 16 luglio, una delegazione dell’associazione “Nessuno tocchi Caino” ha fatto visita al detenuto. A raccoglierne le parole è stata Elisabetta Zamparutti, tesoriera dell’organizzazione: “Kaufmann si trova detenuto nel reparto G6, il personale si comporta correttamente – ha dichiarato – L’unica cosa è che vorrebbe avere il suo cuscino, con cui è entrato, ma che gli è stato trattenuto dandogli un cuscino normale. Dice che senza non riesce a dormire. Ma apparentemente era tranquillo”.

Il cuscino, dunque, è uno dei dettagli che emerge da un quadro ancora nebuloso. “Voglio il mio cuscino”, avrebbe detto ai funzionari del carcere, mentre attorno a lui – riferisce – “altri detenuti urlano”. La situazione psicologica dell’uomo, che si professa innocente, appare fragile e confusa. “Non ho fatto nulla che meriti il carcere, sono innocente”, avrebbe ribadito a Zamparutti, certo che “il tribunale lo riconoscerà”.

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