03 Giugno 2025
Giuseppe Sala, fonte: imagoeconomica
La domanda sorge spontanea: il Sindaco di Milano Beppe Sala è un caso umano o un esperimento sociale?
Coi sindaci, Milano non ha avuto fortuna. Mettendo da parte i sindaci socialisti (o socialdemocratici) succedutisi dal 1946 fino al 1993, a memoria d'uomo, la città è sempre stata amministrata sciattamente: si è passati dal men che mediocre leghista Marco Formentini all'amministratore di condominio Gabriele Albertini alla gran borghese in politica Letizia Moratti fino agli ultimi due “indipendenti” di sinistra (il primo, Giuliano Pisapia, un residuo delle contestazioni sessantottine, il secondo, Giuseppe Sala, un manager che guarda (parole sue) “... alle speranze di chi ha più fame e voglia di fare e ci mette l'anima, e non ad una borghesia che conserva solo i propri privilegi. In questo senso mi sento parte della sinistra progressista che cerca di allargare i confini e di innovare."
Non sono il tipo da sottolineare le ombre nella gestione dell'Expo, tanto meno la sua lunga relazione con la figlia di Giovanni Bazoli: se cito questi che sembrano dettagli di costume, è perché sono rivelatori della sua assoluta integrità con una certa sinistra, quella che giustamente qualcuno ha definito della ZTL. Affarismo e militanza politica dunque. Francamente, alla militanza politica di Giuliano Pisapia Giuseppe Sala ha sempre opposto l'affarismo, al punto da non essere inviso a quella “borghesia che conserva solo i propri privilegi” che a parole stigmatizza.
L'opposizione politica a Milano non esiste, non ha voce, risonanza. Timide lamentele si levano da parte della stampa indipendente. Vero è che l'opposizione si è votata alla sconfitta quando – per contrastare la rielezione di Giuseppe Sala – ha sostenuto un candidato impresentabile.
Politicamente, nonostante qualcuno ravvisi una continuità tra la lunga parentesi socialista e i due ultimi sindaci sostenuti dalla sinistra, il primo cittadino è agli antipodi dal craxismo. Il craxismo è stato demolito da Mani Pulite, questo lo sanno tutti. Meno noto è che l'Opus Dei abbia preso il controllo del sistema bancario italiano dopo l'affaire Roberto Calvi Banco Ambrosiano e che proprio “il quasi suocero” di Giuseppe Sala Giovanni Bazoli abbia smantellato – in Intesa San Paolo – la Banca Commerciale Italiana, vicina da sempre al PSI.
Il trasformismo, si sa, è una dote socialmente utile: all'affarismo della Milano da bere è subentrato l'affarismo trasversale che ha caratterizzato – nella nostra città - il primo quarto del XXI secolo.
La totale mancanza di ideologia è stata mascherata con l'adesione a tutto il peggio della paccottiglia DEM. Oggi, per favorire la biodiversità, nei giardini pubblici l'erba non viene più tagliata: i bambini milanesi non possono più giocare a pallone: giocano al safari nella savana nascondendosi nelle erbacce e piante infestanti alte mezzo metro.
L'idiozia dilagante non si limita a questo: dibattuto è stato il trattamento di favore riservato agli immobiliaristi nella quantificazione degli oneri di urbanizzazione e del contributo di costruzione.
Ma il meglio si sé l'amministrazione cittadina lo ha sempre dato nella politica persecutoria nei confronti degli automobilisti: dal restringimento delle vie di massimo scorrimento alla chiusura del quadrilatero è stata tutta un'escalation di misure tendenti a scoraggiare la mobilità privata. In quest'ottica va letta la notizia dell'incredibile importo pagato dai milanesi alle casse comunali per infrazioni al codice della strada: i milanesi pagano oltre un terzo dell'importo di totale delle multe comminate dai comuni italiani.
Ma alla sinistra della ZTL cosa importa se un impiegato modello con tanto di zainetto nero non può più andare al lavoro in motorino nel quadrilatero? Cosa importa se ormai gli appostamenti dei vigli hanno un che di surreale (l'ultimo appostamento, dietro un albero in una zona 30km/h, ha fatto perdere la pazienza anche a me, vecchio automobilista disciplinato e prudente)? Nulla. Chi decide le sorti della città, nella ZTL ci abita agiatamente.
La domanda, semmai, è perché noi – comuni mortali dell'Area B – sopportiamo di essere presi per i fondelli e continuiamo a votare i candidati che ci considerano cittadini di serie B.
di Alfredo Tocchi, 3 giugno 2025, Il Giornale d'Italia
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