19 Marzo 2025
Fonte: Imago economica
È stato revocato il divieto di fuochi d'artificio e barbecue imposto dal Comune di Milano tra il primo di ottobre e il 31 di marzo come misura per "migliorare la qualità dell'aria". Dopo la bocciatura del Tar su richiesta delle aziende del settore e di Assogiocattoli, è arrivata la revoca definitiva da parte del Consiglio di Stato. Il Comune di Milano ha "esorbitato dalle competenze e altresì violato il principio di gerarchia delle fonti", ha affermato il giudice Vincenzo Lopilato.
Il divieto, iniziativa del Comune di Milano per eliminare fonti di inquinamento dell'aria nel periodo di sei mesi invernali (1 ottobre-31 marzo), nello specifico fuochi d'artificio e barbecue, è stata definitivamente cassata dal Consiglio di Stato. La motivazione è che Palazzo Marino ha legiferato dove non poteva. Ad esprimersi sull'argomento il giudice Vincenzo Lopilato, che ha affermato: "Le disposizioni regolamentari di cui si tratta non possono che essere ricondotte alla materia della tutela dell’ambiente e a quella relativa alla disciplina degli esplosivi". "Il Comune di Milano", afferma la sentenza, "è privo di potestà legislativa primaria", e dunque "ha esorbitato dalle proprie competenze e altresì violato il principio di gerarchia delle fonti".
Dopo la bocciatura da parte del Tar, i legali di Palazzo Marino avevano insistito su vari punti: la disposizione dell'OMS dei valori massimi di Pm10 e Pm2.5, la direttiva della Commissione europea sull'abbassamento delle soglie-limite e sulla riduzione da 35 a 18 del numero massimo di giorni di sforamento; affermando altresì che il divieto del Comune non interferisse con le disciplina statale in tema di libera circolazione di materiale pirotecnico, ma solo sugli effetti della qualità dell'aria dopo l'uso di tali prodotti.
Il Consiglio di Stato, però, è stato tassativo: "Il comune di Milano deve assumere le proprie iniziative per migliorare la qualità dell’aria restando rigorosamente entro il perimetro definito dalle disposizioni costituzionali e legislative", ha sentenziato il giudice Vincenzo Lopilato, "poiché la necessità di raggiungere gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento non consente di sovvertire il quadro delle fonti".
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