04 Settembre 2024
Si terrà l’8 ottobre l’udienza davanti alla Corte di cassazione per l’omicidio di Alice Scagni, uccisa dal fratello Alberto il 1 maggio 2022 in via Fabrizi a Quinto mentre portava fuori il cane. Per quel delitto l'uomo è stato condannato in primo e secondo grado a 24 anni 6 mesi per omicidio premeditato con lo sconto di pena ottenuto grazie alla seminfermità di mente. Adesso gli avvocati della difesa, Mirko Bettoli e Alberto Caselli Lapeschi, puntano allo sconto di pena. Per i legali infatti la premeditazione – unica delle aggravanti chieste dall’accusa che è stata confermata dalle sentenze – non sarebbe provata visto che gli investigatori non sono riusciti a dimostrare cosa abbia fatto Scagni nelle ore precedenti l’omicidio.
Non solo, secondo i legali ci sarebbe – al contrario di quanto sostenuto dalle sentenze – un’incompatibilità tra la premeditazione che denota una lucidità nell’organizzare in anticipo il delitto e la riconosciuta ‘semi-infermità’ di mente. Se i giudici della Suprema corte dovessero accogliere il ricordo dovranno rinviare gli atti alla Corte d’appello per ‘rideterminare’ la pena. Se cadesse l’aggravante della premeditazione (che prevede fino all’ergastolo) lo sconto di pena per Scagni sarebbe ingente visto che potrebbe accedere retroattivamente al rito abbreviato: la sua condanna potrebbe così scendere dagli attuali 24 anni e mezzo a 16 anni e due mesi.
Non è ovviamente scontato che la Cassazione accolga il ricorso. Scagni quella domenica primo maggio, dopo l’ennesima richiesta di denaro ai genitori li aveva minacciati dicendo che Alice e il marito avrebbero fatto una brutta fine. Dopo quella telefonata aveva controllato tramite internet il conto corrente e aveva visto che il denaro non era stato versato. A quel punto secondo la Corte “la ferita narcisistica che ne è scaturita dev’essere apparsa a Scagni così insopportabile da poter essere lenita soltanto con la plateale dimostrazione di essere un uomo “di conseguenza”, un uomo coerente con la grandiosità del suo ego e che si dimostri capace, perciò, di portare a compimento le minacce che proferisce”. Scagni, caratterizzato da “uno smisurato ego.. fiaccato da anni di frustrazione in ogni settore della vita sociale e, più di recente, messo spalle al muro da una carenza di mezzi economici che deve avere vissuto come realmente intollerabile” ha voluto reagire compiendo “un’azione “grandiosa” che valesse a recuperare la stima di sé che stava irreparabilmente perdendo e che, nel contempo, “punisse” i genitori per non essersi piegati ancora una volta al suo volere”.
Era uscito di casa con il coltello che aveva nascosto in un sacchetto. E si era appostato a lungo sotto casa della sorella, almeno una o due ore, tanto da essere stato notato dai vicini. Se il ricorso venisse accolto a rideterminare la pena sarà la Corte d’assise d’appello di Milano.
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