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Sanremo, il 'vigile in mutande' vince pure in Cassazione e ottiene dal Comune 230 mila euro come risarcimento danni

La Corte di Cassazione ha respinto il riscorso e Alberto Muraglia potrebbe chiedere ancora altri soldi

22 Luglio 2024

Sanremo, il 'vigile in mutande' vince pure in Cassazione e ottiene dal Comune 230 mila euro come risarcimento danni

Il Comune di Sanremo dovrà sborsare 227mila euro ad Alberto Muraglia, salito agli onori delle cronache come il ‘Vigile in mutande’. In seguito alle immagini del video che lo ritraeva appunto in slip, era diventato un simbolo nella maxi indagine sui cosiddetti “furbetti del cartellino” della procura di Imperia, oltre a portarne al licenziamento. È stato infatti rigettato il ricorso contro il reintegro sul posto di lavoro, disposto nel 2023 dalla sezione lavoro della Corte d’Appello di Genova. L'amministrazione però dovrà anche risarcirgli i danni. La sentenza è definitiva perché emessa dalla Corte di Cassazione. Nel filmato in questione Muraglia era stato immortalato mentre timbrava il cartellino per andare al lavoro senza pantaloni perché, secondo l'accusa, sarebbe poi tornato a casa a dormire invece di prendere servizio. Ma nel corso del processo la sua difesa ha dimostrato l'uomo in realtà iniziava a lavorare addirittura in anticipo. Non era infatti solo vigile, ma anche custode di un mercato (occupazione che svolgeva in cambio di un alloggio nello stabile della struttura) e alle 5.30 si svegliava per aprirne i cancelli. Poi alle 6 attaccava col suo lavoro ‘ufficiale. L'imputato aveva poi spiegato che "in tutta la mia carriera sono stato costretto a timbrare in slip in sei occasioni"; si trattava sempre di "festivi, quando il mercato comunale è chiuso". Del resto "il mio alloggio, dove vivo con la mia famiglia, il mio ufficio e la timbratrice sono nello stesso edificio", aveva spiegato. L’ormai ex agente della municipale non rientrerà comunque in servizio, visto che si era già dimesso. Ma Muraglia ora potrebbe fare un decreto ingiuntivo: stando ai suoi conti il Comune non avrebbe tenuto in considerazione alcune voci, quali la rivalutazione del capitale, degli interessi e le ferie non godute, per un totale di circa 60 mila euro.

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