11 Luglio 2024
Per niente cari anzi profondamente odiati giovani balordi, (balordi, sì: che altro vi credete di essere?) che avete scaraventato un gattino di poche settimane giù da un burrone allo scopo di divertirvi filmando il suo volo orrendo,
per prima cosa voglio dirvi che voi non avete nessuna attenuante, nessun alibi, nessuna scusa. Non avete niente. Lasciate che a difendervi sia gente come Selvaggia Lucarelli: voi neanche il rispetto della privacy potete invocare, visto che vi siete palesati per primi, al solo scopo di fare soldi: prima avete offeso tutti quelli che, per il vostro gesto ignobile, criminale soffrivano: “vi siete tolti il cazzo di bocca”, e giù faccine che ridevano fino alle lacrime; poi siete passati a minacciare querele, ad indignarvi, voi: “Ma che mondo è?”. Già, è un mondo di merda questo nel quale la farete franca e vi sarà persino consentito di spremere denaro dalla vostra ignominia. Ma siete stati voi a vantarvi, a farvi riconoscere pur di farvi conoscere. Senza contare che la privacy riguarda i minori vittime di violenze, proprio come quelle che voi avete inflitto a una bestiola fiduciosa e inerme. Non chi si compiace della propria crudeltà vigliacca. Perché voi andate fieri di quello che avete fatto. Siete talmente pentiti che avvertite: “possiamo fare molto più di questo”. Che cosa, esattamente? Ma sì, che abbiamo capito; ve lo lasceranno fare, se vorrete. Intanto vi gasate perché “col mio video sono andato virale”, insomma siete famosi e aspettate proposte.
No, non siete spaventati. Siete tutto tranne che preoccupati. Siete solo disumanamente presuntuosi. Perché non rischiate niente e lo sapete. Però non potete invocare alcuna scriminante. Perché, vedete, voi non siete seminfermi di mente: siete morti dentro, siete atrofizzati, appassiti nel cuore, siete senz’anima come i vampiri; siete zombi, e non arrivate a cogliere l’immensità in un piccolo essere che si aggrappa alla vita, la sua fragilissima tenerezza, quell’avere bisogno di tutti: di voi, che lo avete raccolto, accarezzato, e poi, mentre lui faceva le fusa, ve lo siete passati di mano, avete caricato il braccio, lo avete lanciato e lo avete ripreso mentre volava a capofitto, ghermito da un terrore incompreso ma non per questo meno spaventoso. Meno assoluto. Meno definitivo. Voi non sapete capire niente di tutto questo, ed è la vostra fortuna non avere consapevolezza – mai, l’avrete – dell’orrore disumano, atroce, definitivo che avete commesso: “Capirai, per un gatto, vabbè”. E invece in un gattino può nascondersi l’infinito: quello che voi non abiterete mai.
Nondimeno, voi, anche se vi esprimete in modo primitivo, figli di afasia, incapaci di esprimere pensieri che peraltro non sapete formulare, siete però in grado di manovrare i telefoni, di sfruttare i social, di esaltarvi per il male compiuto: nessuna scriminante per voi. La mente ce l’avete, solo che è appassita, forse a nascere, forse per effetto di una educazione deleteria: i vostri genitori si esprimono come voi, minacciano come voi, non ci arrivano: proprio come voi.
Ma chi minacciano? Minacciano chi gli animali li ama, li salva, ci vive, e guardandoli non può reggere l’idea di quel gattino che come un angelo perso da Dio si perde in un infinito volo al contrario: poi si spiaccica, cosa che, a quanto pare, vi ha provocato un sovrappiù di divertimento. Osate dunque minacciare noi? Vedete, voi ci avete reso più feriti, più disperati, più sgomenti. Ci avete fatto diventare più cattivi. Siamo noi, ciascuno di noi che negli animali troviamo il soffio di Dio, siamo noi che dovremmo seppellirvi di denunce. Ma a che servirebbe? Se avete fatto quello che avete fatto, è perché sapete – almeno questo lo capite – che potevate farlo. Ora, io non condivido chi vi augura il karma, cioè di fare la stessa fine. No! Intanto, il karma non esiste, è una storiella buddista, ma in realtà di tutte le religioni – la Nemesi, il contrappasso, il Dio punitore – che gli uomini si sono data per consolarsi dell’inconsolabile. Non esiste il karma come giustizia magica. Altrettanto sbagliato, per conto mio, il proposito di infliggervi sofferenze atroci, fino a farvi quello che voi avete fatto: troppo facile come maledizione, e troppo facile sarebbe farvelo in concreto. Perché voi, anche se non lo sapete, siete indifesi quanto la vostra vittima: non avete niente. Non potete fare niente.
Allora cosa resta? La viltà del perdono, automatico, incorporato, senza espiazione? Il pilatismo del “ci deve pensare la società”? L’illusione della redenzione? La teorizzazione, stupida, ideologica, del recupero? Lo stupido, ignobile pietismo di “Nessuno tocchi Caino? Troppo facile anche tutto questo. No. Io personalmente non vi toccherei nemmeno con una forchetta: mi fate schifo, tutto in voi mi respinge. Le vostre mani sono sporche del sangue di una creatura innocente. Non ho nessun interesse per voi, non credo meritiate niente di buono, ma siete andati troppo oltre per consideravi come esseri umani. Non meritate il disprezzo che si deve agli umani. Allora cosa? Ecco, io semplicemente vi auguro, anche se qualcuno si sorprenderà, di vivere una vita abbastanza lunga; solo, una vita strana, una vita dove, misteriosamente, niente andrà mai più per il verso giusto. Una vita di disgrazie, di sacrifici, di umiliazioni, di distruzione progressiva, senza mai un giorno di pace, senza un respiro di sollievo. Una vita che non potrete spiegarvi. A lento sprofondo nelle sabbie mobili della sfiga. Incomprensibile vita per la quale nessuno ha davvero colpa, è solo che va così e andrà sempre così: anche se non avreste combinato mai niente, dato il nulla che siete, comunque ogni tentativo, ogni sforzo, ogni fatica, in qualsiasi direzione, finirà per fallire nel mondo più disastroso, umiliante, logorante. Una vita da chiedervi sempre se sia tutto un dannatissimo caso o una punizione che si nasconde ma vi perseguita, non vi lascia scampo né respiro. E non poterlo capire è lo strazio nello strazio. Una vita che vi renderà, da inutili che siete, irrilevanti. Fino alla fine. Fino alla fine. Come un infinito precipitare uguale a quello che avete deciso per quel povero gattino. Voi, diavoli. Non abbastanza fuoco per voi all’inferno.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia