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Genova, dopo l'attacco degli hacker a Synlab migliaia di dati sensibili dei pazienti liguri nel dark web

La polizia postale e i tecnici dell'azienda stanno cercando di impedire che qualcuno se ne impossessi e che li usi per truffare o commettere altri reati

20 Maggio 2024

Genova, dopo l'attacco degli hacker a Synlab migliaia di dati sensibili dei pazienti liguri nel dark web

Gli hacker russi del gruppo Black Basta hanno pubblicato nel dark web i dati trafugati dal server di Synlab Italia, la divisione italiana del centro diagnostico. A livello nazionale si tratta di una mole di dati pari a 1,5 tera byte di informazioni riguardanti pazienti che almeno una volta hanno svolto accertamenti medici nei centri dell’azienda.

Per quanto riguarda Genova e la Liguria stiamo parlando di una dozzina di studi e ambulatori, il più grande dei quali è il centro diagnostico del Baluardo al Porto Antico. Si tratta di migliaia i dati sensibili che riguardano pazienti liguri che adesso si trovano in balia di malintenzionati che navigano nella parte non indicizzata della rete (e quindi impossibile da controllare). Oltre a sapere che tipologia di esami hanno svolto, che genere di cure stanno seguendo e da quali patologie sono affetti, gli hacker possono impadronirsi di informazioni riservate come il nome e il cognome, il codice fiscale, l’indirizzo di casa, il numero di telefono e l’indirizzo di posta elettronica, normale o certificata (la pec). Il necessario per commettere reati su Internet: dall’apertura di un conto corrente alla richiesta di una carta di credito, dalla richiesta di un’utenza al messaggio truffa sui portali di vendita.

Proprio per questo motivo, da quando i pirati informatici sovietici hanno dato l’ultimatum a Synlab («se non ci pagate, l’11 maggio pubblicheremo i dati dei vostri pazienti», ndr) a livello regionale, oltre ai tecnici messi in campo del centro diagnostico, sta svolgendo indagini anche la polizia postale. Gli agenti sono a caccia delle informazioni pubblicate (il 13 maggio) nel dark web per scoprire se qualcuno le sta acquistando oppure per capire se siano già stati chiesti soldi ai legittimi proprietari per tornarne in possesso. 

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