16 Febbraio 2024
Fonte: facebook
Un'indagine della procura di Santa Maria Capua Vetere sul caporalato nei fondi agricoli del Casertano ha portato all'emissione del divieto di dimora in provincia di Caserta per quattro imprenditori agricoli di Marano di Napoli. I quattro sono accusati dei reati di sfruttamento del lavoro e impiego di manodopera clandestina nei confronti di alcuni braccianti stranieri.
Presi a colpi di cinghia per un momento di riposo o riaccompagnati a casa e lasciati senza cure invece che essere portati in ospedale dopo un malore. Questi sono alcuni degli episodi che coinvolgono braccianti agricoli stranieri, emersi dall’indagine condotta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere sul caporalato nei fondi del Casertano. Questa inchiesta ha portato all’emissione, da parte del gip sammaritano, di quattro divieti di dimora in provincia di Caserta per altrettanti imprenditori agricoli di Marano di Napoli, accusati dei reati di sfruttamento del lavoro e impiego di manodopera clandestina.
L’indagine, condotta dai carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro, è partita in seguito ai controlli effettuati dalle forze dell’ordine sui terreni agricoli e attivati dalla task force anti caporalato prevista con il progetto «Su.Pr.Eme». I carabinieri hanno notato dieci braccianti stranieri che stavano raccogliendo pomodori e hanno scoperto che nessuno di loro aveva un contratto regolare. Erano costretti a lavorare 11 ore al giorno per sette giorni alla settimana, ricevendo una paga giornaliera di 30-40 euro. Alcuni braccianti hanno poi raccontato ai carabinieri le violenze subite dai caporali e dagli imprenditori agricoli; è così emerso il caso di un lavoratore che è stato preso a colpi di cinghia dopo essersi seduto a terra per riposarsi, o di un altro che è stato colto da un malore e riportato a casa anziché essere portato in qualche struttura sanitaria.
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