19 Gennaio 2024
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I tre attivisti di Ultima Generazione, arrestati lo scorso 2 novembre per aver bloccato la Tangenziale di Bologna per circa un'ora, sono stati condannati in abbreviato a sei mesi dal Giudice per l'Udienza Preliminare del Tribunale di Bologna. La condanna riguarda i reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio. L'accusa di danneggiamento, manifestazione non autorizzata e inottemperanza al foglio di via, invece, è stata respinta, portando all'assoluzione su tali capi d'imputazione.
Nel corso dell'azione di protesta, due degli attivisti, identificati come Ettore, Silvia e Mida, avevano utilizzato cemento a presa rapida per bloccare le proprie mani sull'asfalto, richiedendo l'intervento dei vigili del fuoco e del personale sanitario del 118 per liberarli. Dopo l'arresto, avevano subito misure cautelari, come il divieto di dimora e l'obbligo di firma, ma successivamente tutte le restrizioni erano state revocate.
La Procura aveva inizialmente richiesto una condanna di un anno per ciascun attivista. Tuttavia, durante il processo, l'avvocato Elia De Caro ha spiegato che la Procura, chiedendo le attenuanti generiche, aveva sottolineato che l'azione degli attivisti era mossa da un nobile motivo. La giudice Simona Siena ha accettato la richiesta, concedendo sia le attenuanti generiche che quelle specifiche per aver agito per particolari motivi di ordine morale e sociale.
La decisione del tribunale ha suscitato soddisfazione tra gli ambientalisti, che hanno atteso fuori dal palazzo di giustizia durante il processo. I tre imputati sono stati accolti con applausi e abbracci al termine della sentenza.
"Aspetteremo i 90 giorni delle motivazioni - ha spiegato uno dei legali dei tre ambientalisti, Elia De Caro - tendenzialmente faremo appello per i due reati per i quali sono stati condannati. Ma diciamo che da un certo punto di vista siamo già soddisfatti, perché rispetto all'inizio la situazione è sicuramente cambiata, c'è già stato un parziale riconoscimento delle ragioni degli imputati, non ultima la concessione dell'attenuante di aver agito per particolari motivi di ordine morale e sociale, e la concessione della pena sospesa con la non menzione, che smentiscono alcune impostazioni iniziali del quadro accusatorio".
Fuori dal Tribunale, parlando con i giornalisti, gli attivisti hanno chiarito che la condanna non fermerà le loro azioni. "Oggi hanno condannato noi tre - ha detto Silvia - ma domani saremo in cento o in mille a rifare la stessa azione. È molto importante che la giudice abbia riconosciuto le nostre motivazioni nobili rispetto all'atto compiuto. Era la cosa giusta da fare e io non sono affatto pentita". "Noi lo abbiamo fatto per delle motivazioni profonde - sottolinea anche Mida - che la stessa giudice ha riconosciuto, parlando di un atto di alto valore morale, e quindi è una vittoria questa, al di là della condanna, perché un'istituzione ha riconosciuto il motivo per cui agiamo così".
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