12 Dicembre 2023
Foto microfoni giornalisti. Fonte: Imagoeconomica.it
Dai verbali di una riunione a porte chiuse del Consiglio europeo, è emerso come l'Italia sia stata l'unica che a minacciare il no in merito alla Legge UE sulla libertà di stampa.
In Europa si sta per votare una legge a tutela della libertà di stampa, ma il nostro Paese potrebbe essere l'unico dei 27 a decidere di affossarla, è quanto risultato dai dossier riguardanti la trattativa in corso a Bruxelles. La motivazione riguarda il poter spiare i giornalisti in nome della "salvaguardia nazionale".
Da quanto si apprende, i consorzi di giornalismo Investigate Europe (IE), sono venuti a conoscenza della documentazione conclusiva dell'incontro degli ambasciatori a Bruxelles, che si è tenuto il 22 novembre. Qui si legge che il governo italiano definisce il mantenimento del paragrafo sulla sicurezza nazionale (art.4) una "linea rossa". Ciò significa che è pronto a votare contro l'intero regolamento se verrà cancellata.
Anche in Francia, Finlandia, Cipro, Svezia, Malta e Grecia sono favorevoli a usare programmi spia sui cronisti a beneficio della sicurezza nazionale. Una volta ascoltati, solamente Francia, Finlandia e Svezia hanno confermato le proprie posizioni, gli altri non hanno risposto.
L'eurodeputato verde tedesco Daniel Freund, ha espressamente detto: "I governi non hanno il diritto di controllare i telefoni dei giornalisti, il Parlamento è stato chiaro. È inaccettabile che gli Stati cerchino ora di reintrodurre questo paragrafo dalla porta di servizio". Didier Geofrroy, il suo collega francese di destra ha chiesto più volte a Macron "di abbandonare il suo piano per spiare i giornalisti" e ha spiegato: "Il regolamento deve proteggere il pluralismo, non autorizzare lo spionaggio". Venerdì ci sarà il negoziato definitivo, per ora l'Italia è l'unico Stato membro a minacciare di votare contro.
La settimana scorsa, 17 associazioni e istituti UE di Media e Giornalismo hanno pubblicato un appello in cui si sono detti "profondamente preoccupati" se il testo finale "stabilisse condizioni per la divulgazione delle fonti non conformi agli standard internazionali sui diritti umani".
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