31 Ottobre 2023
Ricordatevi di Lucano. Pure lui era accusato d’aver fatto sparire o comunque d’essersi mangiato 10 milioni di euro, soldi mai tornati, nella sedicente repubblica di Riace, simile a un feudo personale: si era allargato e il PD lo ha sistemato secondo gli infallibili metodi sovietici: prima manda la magistratura a stroncarlo, 13 anni di galera in primo grado, poi, quando è ridotto a polvere, la manda a riabilitarlo, tanto non conta più niente. E i 10 milioni chissà in che voragini son finiti, ma adesso è tutto archiviato. Io mi ricordo di Mimmo Lucano e allora non dirò che mama Africa e lady Gucci, suocera e moglie del compagno con gli stivali Abou, insomma il clan Soumahoro, sono colpevoli; non le chiamerò ladrone, le Wanna e Stefania Marchi del sociale, perché resto convinto che 1) sono innocenti o comunque ne usciranno innocenti, magari dopo precedenti condanne strumentali. Io mi limiterò a osservare che queste due, insieme a un altro figlio disperso di mama Africa, sono state capaci di razzolare qualcosa come 60 milioni di euro, un terzo o la metà dei quali, secondo la Guardia di Finanza, mancano all’appello: dovevano essere utilizzate per la presa in carico e la collocazione sociale, l’inserimento, il recupero di dignità umana dei migranti sbarcati, raccolti da tutta l’Africa, la stessa da cui provenivano loro. Ed è tutto da capire ancora, ragione per cui la procura aveva chiesto la galera purissima, il gip, volendo scampare grane e forse orientato cromaticamente, ha concesso solo i domiciliari. Insomma, se ‘ste due presunte oneste erano bianche, a quest’ora stavano al gabbio, non in villa.
Non è ancora chiaro, perché quasi mezzo milione di euro Mama e Lady se li sono bruciati, sostengono le guardie, solo per profumarsi il culo: è il diritto alla moda e all’eleganza di cui vaneggiava il compagno marito, l’onorevole con gli stivali (prelevati da un compagno che lavorava sul serio, nei campi: ma va’ a cagare, Abou! La lista dello shopping di Mama Africa e lady Gucci è lussuriosa: resort, hotel 5 stelle, centri estetici, il giro delle gioiellerie, Cartier-Cardin-Gucci, come cantava Rino Gaetano (nonvureggaepiù!), ristoranti stellati, chef stellari, giochetti e gadget, la nota spese pare un centro commerciale, uno struscio d’alto bordo: Boss, Intimissimi, Tiffany (colazione, pranzo e cena da),Swatch, e le catene di alberghi più prestigiosi, e chissà se dentro non ci infilavano pure qualche moro o biondo, perché le cose o si fanno bene, fino in fondo, o non ci si mette. Uno scorre il piè di lista e gli vengono in mente gli alti lai del marito e genero distratto, ma come, tua moglie in giro per il mondo a fare festa e tu dove credevi girasse?: “Voi volevate il negro da cortile”. Da cortile no, ma neanche da boutique, però. 400mila euro per le spesucce di ordinaria voluttà: ma va’ a cagare, Abou!
E queste, per schifo che possa fare, però erano briciole. Il grosso non torna e si indovina, s’ipotizza riciclato in mezza Europa e anche in Africa, in Ruanda: centri vacanze, intraprese immobiliari, oro, tutta una giostra di caveau. Ecco perché la procura voleva la galera: queste possono ancora inquinare, distrarre, occultare. Ma forse il compagno sindacalista marito sapeva dell’instancabile tournée di mogliera e suocera: viaggiavano per le pubbliche relazioni, stringevano accordi, contatti, a Milano da Sala e Majorino, a Bruxelles dai mammasantissima dell’Unione, i “vari mondi” di cui parlava, di cui si vantava lady Gucci, una capace, dopo, di denunciare gli organi d’informazione per utilizzo abusivo della sua immagine: ma va’ a cagare, lady Gucci!
Tutto un carosello di cooperative, di realtà che si assumono fittizie, per tutelare i migranti: ma mamma e figlia avevano come minimo due facce, quella pitturata e massaggiata dai visagisti, dalle estetiste che applicavano le extension alle ciglia, depuravano la pelle, applicavano i trattamenti più sofisticati e costosi, e poi, tornati a Latina, quella delle megere che letteralmente torturavano i migranti, carne da cannone, da evasione, da carriera: non lo dice il cronista, lo dicono la procura, la finanza, gli ispettori, i controllori: “condizioni indegne della dignità umana”. Queste poi giravano per i “vari mondi” con le maglie “stop racism” sulla trippa? Ma andate a cagare! Il compagno Abou non ne sapeva niente? Ma va’ a cagare, che perfino i tuoi colleghi sindacalisti, quelli delle cooperative, gli stessi ospiti, usciti da un purgatorio per ritrovarsi all’inferno, ti sbugiardano. Abou che vestito da Babbo Natale girava a consegnare regali a bambini inesistenti e poi se li teneva. E naturalmente le due Marchi colorate erano fameliche, non si accontentavano, sognavano altri mondi, altre ascese, anche loro in politica: uno già stava al Parlamento italiano, perché la moglie non a quello Europeo? Giravano, e combinavano con le fondazioni dei buoni, dei virtuosi con leggere smanie dittatoriali: Dipartimento di Stato americano, Ibm, Ey, Mastercard Foundation, più la Fondazione di Bill e Melinda Gates, quelli che vogliono a tutti i costi avvelenarci con la carne sintetica dopo averlo fatto coi vaccini. Il piano di mama Africa, Marie Thérese Mukamistindo, coadiuvata da quella testolina da centro benessere, che però secondo gli inquirenti diventava lucidamente spietata quando c'era da lucrare, era appunto allargarsi, allagarsi, alluvionare il giro di affari, raggiungere dimensioni globali. Tanto, al mondo come in Italia, ci sono sempre istituzioni virtuose pronte a rubare, a lasciarsi corrompere, a fare la sparta sulla pelle dei disperati. Già, chissà quante solo nel Lazio e in Italia, sarebbe bello che le indagini non inchiodassero solo ‘ste due presunte balorde o megere. Intanto il genero faceva lo sparafucile in Italia, alla Camera. Inventato dai Damilano, dai preti sinistri di Famiglia Cristiana e Avvenire, da Bergoglio, da Zoro, da Fabio Fazio, e infine infilato dal catastrofico duo Bonelli-Fratojanni, quelli di Sinistra Verde e non so cosa. Adesso verde di bile: l’hanno scaricato tutti, mai coperto, mai conosciuto. Ma Zoro ansimava, traspirava davanti alle telecamere in pieno Festival del Giornalismo di Perugia, dove si va a perdere la faccia: “Aho quant’è dura ‘a costruzzione d’un leadere”. Ma andate a cagare, buffoni, tutti!
La faccenda è orribile, grottesca, potrebbe essere un film cinico di Monicelli con Alberto Sordi protagonista, ma per i migranti capitati all’inferno non era così divertente, neppure in agrodolce. Era la fine del cielo, era la condanna a vivere. Sulle scale, mangiati dai topi, con le cimici e gli scarafaggi tra le dita dei piedi, umiliati, maltrattati, usati come scudi umani. “Stop racism” sulle panze debordanti, e intanto mama Africa e Lady Gucci giravano l’Europa a profumarsi il culone. Ha appena detto il compagno Abou, che non dev’essere una cima: “Basta, razzisti, rispettate mio figlio!”. “Ah, perché, hai pure un figlio?” gli hanno risposto. Tutto serve a praticare il vittimismo ma, fermo restando che le due Marchi d’Africa ne usciranno alla fine pulite, non serve più niente, i bei giorni sono finiti e, si spera, specularmente anche i giorni da incubo di quanti affidati alle loro cure solidali.
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