20 Ottobre 2023
Fonte: lapresse
Il 12 ottobre 2022, Stefano Dal Corso fu trovato senza vita, impiccato nella sua cella nel carcere di Massama di Oristano. Inizialmente, la sua morte fu classificata come un suicidio. Tuttavia, ad un anno dalla vicenda, stanno emergendo nuovi elementi che gettano un'ombra di dubbio sulla versione ufficiale dell'evento. Un'indagine è stata riaperta, e ora si sta esaminando la possibilità che il 42enne sia stato vittima di violenza e strangolamento.
La sorella, Marisa Dal Corso, e l'avvocato Armida Decina non hanno mai creduto alla tesi del suicidio. Diversi testimoni ora riferiscono di segni di pestaggio, punti di sutura e lividi sul corpo di Stefano. Inoltre, è stata sollevata l'ipotesi di strangolamento. Questi dettagli getterebbero una nuova luce sulla morte di Stefano, su cui all'epoca non fu effettuata un'autopsia, nonostante le richieste dei familiari.
Ora spunta fuori la registrazione audio di una telefonata giunta alla sorella: nell'audio si sente una voce anonima che insiste sulla necessità di effettuare un'autopsia sul cadavere. La telefonata suggerisce la possibilità che Stefano sia stato aggredito e strangolato con un lenzuolo durante un'udienza nel carcere sardo, seguito da una messa in scena dell'impiccagione. Oltre alla registrazione audio, sarebbero arrivate diverse testimonianze con ulteriori dettagli sul caso. Nel mese di marzo, due finti fattorini Amazon hanno consegnato a casa Dal Corso un libro con due capitoli in evidenza: "La morte" e "La confessione". Sebbene le autorità abbiano definito questo gesto un "macabro scherzo", la vicenda è sotto esame.
L'avvocato Armida Decina ha sottolineato che le testimonianze relative al caso sarebbero confuse o arrivate in ritardo, nonché i malfunzionamenti delle telecamere di sicurezza nell'infermeria e la mancata autopsia. I medici di fiducia dei familiari ritengono che i segni sul collo di Stefano siano compatibili con lo strangolamento.
Nonostante le prove che pongono dubbi sulla tesi del suicidio, la Procura aveva ritenuto all'epoca che un'autopsia non fosse necessaria, basandosi sulle relazioni di servizio. Adesso, il deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, ha presentato un'interrogazione, e l'avvocato Decina ha richiesto l'esame autoptico. "Le testimonianze non bastano. Serve un esame che permetta di fare chiarezza e di portare alla luce la verità su quella morte dietro le sbarre", ha dichiarato l'avvocato.
Stefano Dal Corso, 42 anni, si trovava in carcere per scontare una pena residua e si trovava in Sardegna per assistere a un'udienza. Era in procinto di tornare in libertà.
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