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Instagram infestata dalla pedofilia, di chi la colpa? "Degli algoritmi". Ma non ci crede più nessuno

Quella dell'algoritmo come capro espiatorio è una favola che mostra la corda: dietro ci stanno gli umani, come sempre. Sono loro che decidono che una lobby o una rete criminale resta e il circuito delle notizie divergenti su Covid, vaccini, clima ecc. sparisce.

09 Giugno 2023

Smanettone social

Quella dell’algoritmo anarcoide, capro espiatorio delle peggiori porcate sui social, è una delle leggende metropolitane della Rete e fra le più miserabili. Il Wall Street Journal ha fatto un’inchiesta dimostrando che il maggiore ricettacolo di pedofilia on line è Instagram e che per entrare nella rete degli orchi ci vuole niente: dalle istituzioni di controllo neanche una parola, da Meta, responsabile dei social Facebook e Instagram, chiamata in causa, una replica che ricorda Ursula von der Leyen quando finge costernazione: “La pedofilia è un crimine orribile e noi sosteniamo le forze dell’ordine. Adottiamo politiche tecnologiche (sic!) con un team di specializzati che hanno l’obiettivo di comprendere (sic!) come agiscono gli adescatori”. Se è così, comprendono poco visto che è la stessa azienda ad ammettere: 27 reti pedofile smantellate nel biennio 2020-2022 e disattivati nei soli 5 mesi dell’anno in corso cinquecentomila account coinvolti. Ma il WSJ racconta: basta aprire un profilo, scrivere le parole chiave: nessuno ti disturba e si viene immediatamente sommersi dal mercato della pedofilia, infanti e minori abusati in tutti i modi e tutti crudeli e disumani.

Sarà tutta colpa degli algoritmi, sarà che chi inventa la barca inventa anche il naufragio, ma è il segreto di Pulcinella che gli algoritmi vengono costruiti nel modo politicamente corretto che piace ai padroni della tecnologia per conto della politica progressista e che dietro questi processi matematici ci sono gli uomini, c’è lo smanettone che sorveglia e può accorgersi o non accorgersi di quello che succede. E si accorge come gli conviene. Saranno gli algoritmi a originare l’immondo mercato della pedofilia, ma Meta dovrebbe spiegare come mai sui suoi social si può indulgere alla blasfemia sessuale o demoniaca contro le divinità cristiane e cattoliche e tutto resta visibile, indisturbato mentre se te la prendi con l’Islam non finisci di bestemmiare che il social ti ha già rimosso. Dovrebbero spiegare, questi della Silicon Valley, come mai le reti pedofile si moltiplicano indisturbate ma chi diffonde informazioni divergenti dalla lettura unica sui vaccini finisce subito oscurato. E lo stesso accade in tema di gender e di clima che sono i nuovi feticci della sinistra neomarxista globale.

Una delle cause della strage vaccinale, tra effetti avversi e morti improvvise e all’apparenza non spiegabili, sta proprio nella censura attiva operata dai social: se scrivo un qualsiasi pezzo, subito l’avvertimento: sei sicuro di volerlo leggere? Potrebbe essere difforme dalla verità. E poi i magnaccia della propaganda, i cosiddetti debunker, gli spioni prezzolati per occultare le notizie sgradite e diffondere le balle con la scusa di individuarle e di segnalarle. Dei cacciaballe, in un preciso senso, che hanno cospirato nella disinformazione ammantata di rigore, di rispetto per la scienza, di neutralità democratica, di etica dell’informazione, quando era tutto il contrario. Il regime globale senza l’informazione globalmente asservita non si può fare e nei recenti incontri per attrezzare e imporre il global greenpass che regolerà il diritto di cittadinanza e di movimento per qualsiasi questione il legislatore unico vorrà imporre, particolare attenzione è stata riservata all’uso dell’informazione in funzione propagandistica. Sono stati predisposti mezzi finanziari giganteschi così come premi e viatici di carriera per chi si adegua, punizioni ed eliminazioni per i ribelli, i refrattari che, poveretti loro, ancora credono al mito dell’informazione solitaria destinata, sia pure pagando i suoi prezzi, a trionfare. In modo non dissimile da quanto avvenuto per i sanitari. Una partita decisiva che nessuno, dalla UE alla OMS, dai singoli governi dal Fondo Monetario alle grandi corporazioni farmaceutiche, energetiche, legate ai nuovi mercati dell’intrattenimento e del turismo sessuale, può permettersi di non vincere. E in questa partita, il controllo e l’orientamento di Internet, dei social, rappresenta una parte decisiva quanto a propaganda, condizionamento mentale, instillazione della paura, controllo capillare.

Dietro gli algoritmi ci stanno gli uomini e gli uomini sono di parte. Elon Musk, fresco padrone di Twitter, ha proceduto a repulisti dei funzionari e degli addetti agli algoritmi, smascherati nella loro miseria: messaggi, mail, chat dove si vantavano di mentire, di disinformare, di impedire, di soffocare, di violare diritti costituzionali, di sabotare gli account sgraditi come quello di Trump, e via discorrendo. Molti, quasi tutti, vantavano le loro attitudini gender e in qualche caso pedofile. E anche questo, della lobby diffusissima nelle strutture operative dei social, è un segreto di Pulcinella sul quale nessuno ha voglia di soffermarsi. Musk ha ripreso l’inchiesta del WSJ e l’Unione Europea invece di prenderne atto, gli ha risposto: le regole le facciamo noi, noi continuiamo a decidere cosa è fondato e cosa no e tu farai meglio ad adeguarti. Minacce patetiche perché il pazzoide di Tesla e di Twitter vive benissimo senza la burocrazia di Bruxelles, dove, terzo segreto di Pulcinella, fra le tanti lobby non mancano quelle meno presentaabili. Ma le cose stanno così, la UE si scandalizza non di una rete mondiale di orchi ma di chi la denuncia. I pezzi grossissimi del web e della politica ci stanno dentro fino al collo, il loro guru era il criminale sessuale e megapedofilo Epstein, tutti hanno fatto in modo di eliminare le foto in sua compagnia ma sono stati fregati dalla loro stessa Nemesi: la Rete conserva i segreti di tutti e anche di chi l’ha costruita, la dirige, la padroneggia. Continuerà tutto così, la legittimità la fa chi ha il potere, ma risparmiateci almeno la favola dell’algoritmo che va da solo, che non si accorge di una lobby di cannibali sessuali ma di una copertina, di un dipinto, di una fotografia artistica si accorge subito e la ammazza.

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