IL CAFFÈ SCORRETTO di Montel
24 Novembre 2022
Lucio Malan
I soggetti irricevibili, quelli che remano contro all’azione del Governo con uscite improbabili e autoreferenziali, andrebbero allontanati con fermezza dall’arena politica, o se non altro dall’arena pubblica della politica. Mica per censura, sia chiaro!, ma con lo spirito col quale si tengono i bambini lontani dai cocktail, i cuccioli di cane lontani dalle scarpe e quelli troppo anziani a distanza dalle frange del divano. Insomma: ci vuole uso di mondo per fare politica, e savoir faire, e aplomb, e fair play, e la buona educazione del gentil-uomo, e senso dell’opportunità, e mitezza, e amore per l’Essere umano e soprattutto per le sue debolezze.
Se, e ribadisco SE, se qualcuno di questi “signori in cerca di notorietà” è prezioso al punto da non poter essere silenziato, come si fa con il pedale del pianoforte quando si suona durante le ore del riposo, allora lo si dovrebbe mettere nelle condizioni di offrire il suo meglio senza imporci il suo peggio. Il back-office non ha mai ammazzato nessuno.
Se un professionista del calibro di Malan, forte della sua laurea in lettere e filosofia, è un valore insostituibile a capo del gruppo di Fratelli d’Italia al Senato, gli andrebbe comunicato dall’ALTO che non è previsto che dica come la pensa “in via personale” su ciascun tema sensibile della società, soprattutto quando la sua opinione incendiaria sia, guarda caso, di segno opposto a quella del Governo che sostiene.
Cos’è, questo, quindi? Fuoco amico? E chi è questo Lucio Malan? Una quinta colonna? Un guastatore dell’accampamento degli Achei che s’è intrufolato alla corte di Priamo? Oppure, banalmente, un "in omen nomen"? Quello di Malan è forse solo il karma di chi sia destinato ad addurre infiniti malan-ni ai suoi compagni di partito?
Ci stupisce molto che il dottor Malan, dotato dalla fermezza dei suoi interessi culturali di un titolo che garantisce per lui almeno la frequentazione a un programma di studi ermeneutici, ci stupisce che Malan sia avvezzo alle affermazioni che gli sono uscite dalla bocca l'altro giorno. Ci fu un tempo, non lontanissimo peraltro, ci fu un tempo in cui si poteva andar a pranzo da chiunque indossasse una cravatta ben annodata per essere certi di non sentire alcuna villanata detta all’indirizzo di chicchessia, neri e omosessuali compresi; ci fu un tempo (più lontano) in cui i professionisti della politica non papeggiavano dalle onde radio come se a qualcuno interessasse la loro esegesi di un testo che ancora pone nodi da sciogliere al Sinodo Romano; ci fu un tempo (mai finito) in cui quelli che bacchettavano tutti, da qualsiasi prospettiva, moraleggiando e accendendo roghi, erano i lumaconi della sinistra, i chiagne-odia-e-fotti della sinistra. Siete sicuri di volerli emulare, cari “Malan-ni” di ogni età, sesso e posizione?
Diciamolo, una volta per tutte: la linea d’azione del programma di Governo per i prossimi 5 anni è quella pubblicata da Giorgia Meloni quando ha chiesto agli elettori il loro appoggio per governare. Tutto il resto è rumore.
Ma non basta! Ci sembra imperativo ricordare che ogni volta che il Presidente del Consiglio è costretto a gestire una di queste ridicole uscite perde il focus su quanto conti davvero per gli italiani in grave affanno e distrae energie emotive e intellettuali che oggi valgono più di tutto il resto: quando si conduce un carretto marcio trainato da un asinello non è molto importante rimanere “sul pezzo”, ma quando si provi a lanciare quello stesso carretto in un trotto vivace è davvero essenziale che il nocchiero non sia disturbato da nani e ballerine che dànno spettacolo di sé sul retro.
Ordunque: Malan non è impresentabile come Soumahoro, certo, perché non ha sposato la Circe di latina, quella che trasforma gli immigrati in maiali da salsiccia, però le sue parole hanno fatto girare le palle a un grande numero di elettori di Meloni i quali si sono fidati, spero a buon titolo, delle parole di Meloni sul tema: nessuna contrazione di diritti acquisiti, nessuna discriminazione, pari diritti e dignità sociali. Ricordiamo qui che il “diritto” ad adottare non esiste per nessuno: il “diritto”, in quel caso, è del minorenne, ed è il “diritto” a ottenere amore e accoglienza dal clan familiare in grado di offrirgli, in termini statistici, il minor numero di problemi futuri. E non dimentichiamo, al contempo, che non è un compito o un dovere delle coppie gay creare una società completamente paritaria; non dobbiamo solo affidarci a un crescente numero di ragazzi che vivono in famiglie Arcobaleno per sperare che entro pochi anni sia debellata, in Italia e in Europa, una volta per tutte, l’omofobia. Il compito di accogliere, molto prima che di chiunque altro, è di chi è rimasto chiuso nel suo, sbarrando le finestre, opponendo rifiuti alle offerte di concordia. Insomma, il compito spetta ai vari Malan; se non si sentono all’altezza, temiamo che il loro passaggio a Montecitorio durerà meno di quanto abbiano sperato.
L’elettorato è mobile, qual piuma al vento…
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