06 Ottobre 2022
Fonte: Pixabay
Uno dei compiti fondamentali del pensiero critico consiste indubbiamente nella decostruzione dei miti, nella demitizzazione o se si preferisce nell'abbattimento delle illusioni ideologicamente non neutre su cui il potere intrinsecamente si fonda. Sotto questo riguardo, della massima importanza risulta una demitizzazione del 68, che ancora oggi viene celebrato, osannato e glorificato come l'anno della contestazione e come il glorioso tentativo di rivoluzionare il sistema della produzione favorendo il passaggio a una società finalmente libera. Contrariamente a quel che va ripetendo una collaudata narrativa, il 68 non fu l'anno di emancipazione dal capitalismo: fu semmai l'anno di emancipazione del capitalismo; il quale si liberò degli elementi della vecchia cultura tradizionale borghese, come la religione e l'autorità, per passare a una nuova fase, quella del capitalismo assoluto deregolamentato, con annessa liberalizzazione integrale dei consumi e dei costumi. Dal '68 Infatti il capitalismo stesso diventa left-oriented, per consumatori e permissivo, deregolamentato e aperto a ogni esperienza purché si abbia il denaro per potersela permettere. Insomma, il 68 fu per certi versi una rivoluzione colorata, per riprendere una formula oggi in auge: si presentò come una rivoluzione quando in realtà fu un passo avanti nel processo di modernizzazione capitalistica del mondo. Dal '68 ad oggi, il capitalismo ha cambiato struttura senza per questo cessare di essere capitalismo: anzi, si è venuto rafforzando proprio grazie al movimento sessantottesco che ha indebolito le figure borghesi dell'autorità paterna e dei valori non negoziabili e dunque non mercificabili. Lo aveva intuito in presa diretta Pier Paolo Pasolini. Il capitalismo contemporaneo Infatti risulta essere di destra nell'economia, grazie all'assunzione del modello liberista di privatizzazione integrale del mondo della vita. Ma risulta essere di sinistra nella cultura e nella politica, avendo metabolizzato la svolta sessantottesca della liberalizzazione integrale e dell'abbattimento di ogni limite di ogni tabù.
di Diego Fusaro
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