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PERSONE ANORMALI - Episodio 31 - Dov'è la Giamaica? Allora guarda non ti puoi sbagliare tu parti da via Montenapoleone e poi vai sempre a zigzag

21 Agosto 2025

PERSONE ANORMALI - Episodio 31 - Dov'è la Giamaica? Allora guarda non ti puoi sbagliare tu parti da via Montenapoleone e poi vai sempre a zigzag

Se esistesse una più autentica colonna sonora delle estati italiane quale potrebbe essere? I grandi classici di Roberto Murolo? Le scanzonature di Renato Carosone? Troppo napoletani forse. Modugno? Fred Buscaglione? Un po' troppo cristallizzati nel loro tempo forse. I grandi successi di Mina o di Morandi degli anni sessanta? Ciao amore ciao di Tenco? Domani è un altro giorno della Vanoni? Senza fine di Gino Paoli? Lucio Battisti? De Gregori e Dalla nei pieni anni settanta? Le rivoluzionarie Patty Pravo e Loredana Bertè? La struggentissima Mia Martini? Il cobra non è un serpente della Rettore? Figli delle stelle di Alan Sorrenti? Stella stai di Umberto Tozzi? Vamos a la playa dei Righeira, Vacanze romane dei Matia Bazar negli anni ottanta? L'elenco potrebbe essere ricco assai; nel dopoguerra dopo gli angloamericani gli italiani hanno prodotto una valanga di musica leggera magnifica; non ce ne vogliano francesi e brasiliani, che pure hanno scritto pagine grandiose. I tedeschi un po' troppo poco con 99 Luftballons. In Italia fin troppa roba inarrivabile. E la chiamano estate di Bruno Martino? Un pezzo qualunque di Fred Bongusto?

LUI ascolta FINISCIMI di Sangiovanni arrivando in macchina da LEI, passando per le strade sostanzialmente desertiche. Arriva e ferma la Jaguar. Questa canzone lo lascia a pensare. Che gran pezzo: non riesce a capire se è cantato male o se quel modo di biascicare le parole fa parte del suo fascino. Fa molto caldo e l'aria che prima passava dai finestrini ora si ferma. 

La musica ultimamente fa schifo, con rare eccezioni; una volta era un eldorado di pezzi pazzeschi ogni estate. Il mondo fa schifo, come ha in fondo sempre fatto, ma l'ottimismo stronzo e sulle spalle degli altri che ardeva in Europa solo lo scorso decennio si è quasi del tutto esaurito, se non per i più stronzi e per chi continua ad arricchirsi sulle spalle degli altri, oppure per decine di cialtroni e cialtrone che flexano cose, soldi e viaggi su Instagram, di solito vestiti malissimo, per giunta. Il liberismo agita i suoi ultimi calci mentre si impicca da solo sulla forca del fallimento. Prima sfruttare i più deboli oltremare, poi anche quelli più vicini, poi chiunque. Depredare la moltitudine passiva è un vanto, è la misura del valore. Ed è il destino delle società rampanti e predatorie, ma a parabola discendente. E non bastano le azioni dimostrative come un po' di esplosivo industriale da far brillare ai piani alti dei grattacieli di Milano: ora bisogna ammazzare le persone. Un colpevole dietro l'altro, un delinquente dietro l'altro, un mafioso dietro l'altro, un politico corrotto e inetto dietro l'altro. Senza discernimento, senza discernimento, come diceva il colonnello Kurtz in Apocalypse now; oppure al contrario, col massimo discernimento, pensa LUI, con le mani ancora sul volante caldissimo. 

Fermo ancora in macchina da YOUTUBE esce una vecchia colonna sonora di Piovani per un film di Nanni Moretti e lui la sente tutta nei due o tre minuti. Sale su leggiadra e carillonesca e poi sfuma a solenne e financo drammatica, quasi cupa, come in un finale di commedia all'italiana, dove la morte aleggia, dopo le celie, perché niente è preso veramente sul serio, finché non si crepa, e poi forse neanche lì, perché è proprio quello il momento migliore per sfottersi. Lui guarda verso casa di Lei. 

Lui sta pensando chi ammazzare, non diversamente da quei poveri malviventi stronzi di Ajaccio, con un colpo in faccia, meglio. La guerra, la fame, la malattia, la povertà, non si sconfiggono con un omicidio politico. Eppure le rivoluzioni partono anche dal sedile di una vecchia Jaguar, perché no. Anche sacrificando sé stessi. Ma LEI, al piano di sopra? Se le rivoluzioni non le fanno i popoli oppressi, gli ultimi e più bistrattati, le deve fare proprio LUI, invece di portarla al mare, con la Jaguar, ad un numero di giri non eccessivo per risparmiare almeno un po' di benzina e pensando a dove andare a cena la sera?

Suona al citofono e Lei risponde. È bellissimo trovarsi tutti e due nella città semiabbandonata, a pensare eventualmente dove andare per sfuggirle, o forse per rimanerci, a letto tutto il giorno a rigirarsi sulle lenzuola intrecciandosi le gambe per poi aprire il frigo e dirsi "cosa vuoi da bere"? 

Scendi?

Non sali? 

No, scendi, andiamo in un posto insieme

Dove andiamo?

Non te lo dico! Scendi! 

È lontano? Stiamo via tanto? 

No, non lontanissimo; prendi il costume da bagno, due asciugamani da spiaggia e la crema solare!

Non scopiamo prima?

No, dopo!

O durante! 

O durante; scendi, ti aspetto in macchina 

Lei scende dopo pochi minuti: è di quelle ragazze che si preparano in fretta, dote magnifica 

Diobalordo, che caldo di merda! Ma a me piace tutto sommato, che bello è sudare in due, diopagliaccio!?!

Lei saltella giù dal portone fino alla Jaguar appena sotto

Sei pronta, hai preso tutto, hai fatto colazione?

Sì Papà! Dove andiamo?

Non ti dico niente finché non siamo lì

Eh mica mi ci porti bendata! Li potrò guardare i cartelloni stradali eh

Ah quelli sì 

Allora non me lo dici?

No! 

Andiamo al mare però! 

Pensavo di sì, poi ho avuto un'idea simile ma un po' diversa, spero che ti piaccia

Un laghetto di montagna?

Fuochino

Lui e Lei erano dei tipi eleganti, ma a sto giro erano entrambi in bermuda cargo e polo, lui di Abercrombie, lei di Gant. A colori tenui, erano eleganti comunque anche in brache di tela. 

Arrivarono al Lago d'Iseo ad ora di pranzo, si sbafarono una buona piadina romagnola fuorizona in un famoso chiosco locale a bordolago e poi si buttarono in acqua nella prima spiaggetta che incontrarono, piena di gente, ma la acqua era sgombra perché la gente in Italia non si fa il bagno dopo pranzo perché in Italia sennò "ti viene la congestione". 

A tutti e due venne in mente la spiaggia di Ajaccio, senza dirselo. Il ricordo della spiaggia insieme il giorno prima della sparatoria non era stato rovinato dagli accadimenti successivi, ed erano contenti lo stesso. Si guardarono senza annuirsi e per qualche momento rimasero in silenzio, poi parlarono di come non si dà una estate senza Cornetto Algida et similia. 

Dopo un paio d'ore di bagnetti e di distese sul telo da mare con gli squaletti stampati andarono a fare un giro a Iseo; essenzialmente per un gelato ma anche perché Lei non ci era mai stata. 

Nel centro del lungolago i turisti percorrono lietamente le belle piazzette e stradine alternate, finché sul fianco destro della passeggiata Lui e Lei vedono, sul frontespizio di un basso fabbricato bianco in stile anni trenta, la scritta dipinta GELATERIA PULCINI, come si faceva una volta; niente insegne luminose, niente neon, niente artifizi. Come nell'Italia che fu, quella che Pasolini dava in via di scomparsa e che poi scomparve veramente in gran parte, ma mai del tutto, per fortuna. Lei e Lui prendono un gelato uguale, al cocco e frutto della passione, decisamente buono assai ed allegro come la sua location, e chiedono ai gelatai simpatici dove si trova un'altra spiaggetta successiva, meno affollata della precedente. Sul molo del lungolago proprio davanti alla gelateria attracca per pochi istanti un gozzo con a bordo delle signore elegantine e ridanciane ed un signore attempato che pare un industrialotto molto a suo agio con una abbronzatura già acquisita ed un berretto da ammiraglione d'altri tempi. 

La guerra è lontana, forse anche lontane le cattiverie del restante pianeta. Anche gli sfruttatori più atroci capitalisti di rapina sono in vacanza su grandi yacht, comprati a scapito di quelli che stanno sotto, ma adesso sono lontani. A Saint-Barth, a Ibiza, in Costa Smeralda, a vaffanculandia o altrove, chi se lo merita e chi no. Ma nessuno se lo merita sulla eccessiva fame altrui. Ad Iseo ci sono due persone che leccano lo stesso gelato, forse non basta a sopravvivere. Eppure ci si può credere, forse per più di un po'.

Di Lapo Mazza Fontana

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