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Referendum dell'8 e 9 giugno non credibile, proposto da chi distrutto il lavoro con Jobs act e abolizione dell'articolo 18

Un referendum che tocca temi importanti ma viene proposto da chi ha distrutto il lavoro

05 Giugno 2025

Voglio ribadirlo: purtroppo, il referendum dell'8 e del 9 giugno non è credibile. A proporlo sono gli stessi che hanno distrutto il lavoro con Jobs act e abolizione dell'articolo 18

Fonte: LaPresse

Anche l'immarcecibile Michele Serra, penna di punta del neoliberismo progressista, è intervenuto a sostegno del referendum del 9 giugno: lo ha fatto insistendo unicamente sul tema della cittadinanza, com'era ovvio che fosse. In sostanza la penna turboprogressista ha detto che bisogna valorizzare il concetto di nazione come concittadinanza. Non sfugga che sono gli stessi che fino a ieri intonavano in coro la fine dello Stato nazionale sovrano: adesso vogliono allargare a tutti Il concetto di cittadinanza, ed è in effetti un altro modo per dissolvere il concetto di Stato sovrano nazionale. A chi ha proposto il referendum del nove giugno non importa nulla del lavoro e delle sue condizioni, tant'è che ogni volta che ha potuto non ha fatto altro che massacrare impietosamente i lavoratori e il mondo del lavoro (leggi: jobs act, rimozione dell'articolo 18, precarizzazione selvaggia). In compenso, gli sta molto a cuore l'allargamento illimitato della cittadinanza, che è poi uno dei tanti modi per distruggere il concetto stesso di cittadinanza connessa ai diritti e ai doveri dello Stato nazionale sovrano. Su questo punto, si legga il noto passaggio del Leopardi nello "Zibaldone": "quando tutto il mondo fu cittadino Romano, Roma non ebbe più cittadini; e quando cittadino Romano fu lo stesso che cosmopolita, non si amò né Roma né il mondo: l’amor patrio di Roma divenuto cosmopolita, divenne indifferente, inattivo e nullo: e quando Roma fu lo stesso che il mondo, non fu più patria di nessuno, e i cittadini romani, avendo per patria il mondo, non ebbero nessuna patria, e lo mostrarono col fatto". La globalizzazione liberal-finanziaria aspira a decostruire gli spazi degli Stati sovrani nazionali come luoghi del primato del politico sull'economico e soprattutto come fortilizi della decisione sovrana in grado di contenere gli animal spirits della "bestia selvatica" del mercato, come giustamente la qualificava Hegel.

Di Diego Fusaro 

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