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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

“Non volevo lasciare la mano del mio papà. Fu l’ultima volta che lo vidi”, Liliana Segre, unica sopravvissuta della sua famiglia ad Auschwitz. Il Film evento al cinema da oggi. Correte a vederlo.

20 Gennaio 2025

Conoscerla attraverso il suo racconto fiume e amarla d’ istinto è tutt’uno. Commuove ogni sua parola, lei non guarda nella telecamera, lei guarda dentro di sè e continua a scavare dentro. “Sono sicura che non abbia detto l’indicibile. Si porta ancora dentro tante ferite” dice la figlia. A me ha letto il suo diario quando avevo 13 anni, la sua stessa età quando fu deportata a Auschwitz, il campo di concentramento degli orrori. Lei li ha vissuti tutti. A pochi mesi già orfana di madre che muore di tumore. 
Il film documentario “LILIANA”, diretto da un bravissimo Ruggero Gabbai, racconta la straordinaria storia di Liliana Segre.  Il pathos che emana ogni sua parola é intenso, entriamo con lei, una bimbetta di 13 anni che stringe forte la mano del  suo papà mentre varca la soglia del carcere di San Vittore.  
 
Non capisce il motivo il motivo dell’arresto, lei che aveva studiato dalle suore anche se la sua famiglia si considerava agnostica. Ne esce qualche giorno dopo fra i carcerati che le regalavano  una mela, un pezzo di pane."Essi si sporgevano dai ballatoi e ci buttavano arance, mele, biscotti, ma, soprattutto, ci urlavano parole di incoraggiamento, di solidarietà
e di benedizione! Furono straordinari; furono uomini che, vedendo altri uomini andare al macello solo per la colpa di essere nati da un grembo e non da un altro, ne avevano pietà”.
 Lungo il tragitto alla Stazione Centrale ricorda invece  il silenzio delle strade, nessuno affacciato alla finestra, tutti rintanati nelle loro case. Indifferenza é una parola ricorrente nel suo amaro ricordo. Molti sapevano, ma nessuno ha parlato. Erano poco piu’ di seicento  i deportati, li spingono a forza dentro i vagoni. Da quel momento hanno smesso di essere umani, come bestie li hanno fatti salire. Tutti in piedi, chi piangeva, chi pregava. Dopo un giorno di viaggio solo un silenzio di morte li avvolgeva.
. Arrivati a destinazione, la costringono a separsi dal padre. L’ultimo abbraccio, non lo rivedrà mai piu. Sola ad affrontare l’inferno del campo di stermino e del lavoro forzato. 
 
Sopravvissuta ad Auschwitz e alla marcia della morte è tra i soli 25 sopravvissuti, . Fu l unica della sua famiglia che fece  ritorno 
Milano.  Ma la sua casa di Corso Magenta era stata assegnata ad altri. Fu affidata ai nonni  materni.
Il racconto intimo e personale di una delle donne più importanti del panorama culturale italiano. Una narrazione toccante e attenta che porta sul grande schermo materiali d’archivio inediti, la testimonianza di figli e nipoti, la voce di personaggi pubblici come Ferruccio De Bortoli, Mario Monti, Enrico Mentana, Fabio Fazio.
Un inno alla pace, all’amore e al rispetto. Una storia di forza e resistenza, per non dimenticare. Per trasmettere alle giovani generazioni un messaggio di libertà e uguaglianza, contro ogni sopraffazione dei diritti umani

 Liliana Segre,  tra le fondatrici del Memoriale della Shoah di Milano teme l’oblio delle future generazioni: “Ho paura che la Shoah diventerà solo qualche riga nei libri di Storia. E poi neanche più quello”. Il film evento da oggi 20 gennaio, 21 e 22 nell sale. Correte a vederlo.

P.S. Januaria Piromallo é autrice di “Il Sacrificio di Eva Izsak” ( ChiareLettere).  Giovane ebrea ungherese Éva Izsák, fatta suicidare nell’estate del 1944 a diciannove anni, è una storia vera. Una storia atroce, che si stenta che si sia potuta accadere perché a decretare la sua morte è stato chi l’avrebbe dovuta proteggere: Imre Lipstiz, ventiduenne, che qualche anno dopo cambierà nome e diventerà Imre Lakatos, il famoso filosofo erede di Popper. E’ anche diventata una piéce teatrale al Teatro Mercadante, portata in scena da Andrea Renzi e Teresa Saponangelo.

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