02 Maggio 2025
Solo una coincidenza, il finissage alla galleria “FrameArsArtes” ( Corso Vittorio Emanuele 525) dell’Armonia Perduta di Bruno Fermariello, ti rimette il buonumore. Sarà per il suo mantra esistenziale: Se insegui un sogno non devi fermarti mai… E chi si ferma. Geniale e poliedrico artista (come il fratello Sergio, guerriero dell’arte, la creatività é un affare di famiglia) ma é anche filosofo e “detective dell’arte” come lui stesso scherzosamente si definisce. Il suo talent scout fu Achille Bonito Oliva nel 1992 e da allora tiene laboratori di pittura e teatro. Anche per i giovani detenuti del carcere di Nisida da molto prima della serie tv “Mare Fuori”, per dare loro una seconda chance. Nei suoi lavori unisce temi ambientali come la denuncia dell’Italsider a luoghi iconici, panorami e chiese, ma “sterilizzate”, ossia private di fronzoli. Tocchi di pittura un po’ alla Andy Warhol, i suoi maestosi Vesuvi sono appesi nelle case di collezionisti importanti, la sua cifra é quel tocco di pittura Orange/ Yellow dalla tonalità acida su sfondo blu che sembra quasi retroilluminato. Curatori Paola Pozzi e Brunello Nardone entrambi dal Grande Intuito. Bruno é’ un talento puro e diffuso e quando non ha il pennello in mano diventa un formidabile storyteller di antichità e leggende e fa anche la guida turistica Speriamo che i distru/turisti lo apprezzino.“Ho conosciuto la felicità, so cos’è, posso parlarne con competenza e conosco anche la sua fine, ciò che ne deriva. La verità è che un solo essere ti manca e tutto è morto. Il mondo è morto e sei morto tu stesso…”. Serotonina è il racconto tormentato in prima persona di un uomo che, dinnanzi a una vita misera e vuota, fa il bilancio della sua vita. Il romanzo di Michel Houellebecq uscito nel 2019 si impose da subito come un caso editoriale con 500.000 copie vendute, solo in Francia. “In fondo la maggior parte delle persone vive così, magari ogni tanto si chiede se può lasciarsi andare a una ventata di speranza, o meglio, si pone l’interrogativo per poi rispondere negativamente. Tuttavia insistono ed è uno spettacolo toccante.” Un flusso di coscienza ininterrotto, un monologo di 2 ore e 10 minuti, un potente Andrea Renzi ( di formazione Teatri Uniti, un laboratorio di arte scenica, un po’ Actor Studio in chiave partenopea) a 46 anni si volta indietro e la vita gli é passata tra le mani. Costantemente sul filo del rasoio sospeso tra l’illusione della felicità, quella regalata dalla compressa Captorix, e pochi ricordi di vita reale. Si sta immergendo in una spirale di dolore: “Nel passato si affonda, poi sembra di inabissarsi e non c’è piú niente che possa dare un limite all’inabissamento”. E’ a un bivio: suicidio o pillola, bianca, ovale, inodore. Non ha la forma di felicità, ma salva le apparenze, impara gli uomini a vivere. O almeno a non morire. Come buttarsi da un ponte, in fondo il volo nel vuoto prima di schiantarsi al suolo impiega solo 4 secondi e mezzo. Se lo sapessero si lancerebbero molti di più. Sempre meglio di ritrovarsi sotto il metrò magari solo senza gambe e con i coglioni spappolati. Da cinico e sprezzante, il protagonista si fa sempre più fragile dimostrando quanto sotto quella patina di disprezzo e indifferenza ci sia un disagio enorme, a livello relazionale ed esistenziale. Se la prende con tutti, anche con Dio che è uno sceneggiatore mediocre. La libido in picchiata malgrado i tentativi di sedurlo della fidanzata Yuzu, interpretato da una bravissima e sexy Rebecca Furfaro. Di amici non se ne parla: gli unici autentici sono quelli che ha avuto da studente, ma non sono sopravvissuti alla vita adulta (Si evita di rivedere i propri amici di gioventù per non trovarsi di fronte testimoni delle proprie speranze deluse e dell’evidenza del proprio annientamento). La regia é di Patrick Guinand, le scene sono di Claude Santerre, i costumi di Giuseppe Avallone, il disegno luci di Hervé Gary. Imperdibile, repliche fino al 11 maggio. Poi in tournée.
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